
Lasciare andare il desiderio ci permette, per Stephen Batchelor, di comprendere, pur se solo momentaneamente, la libertà, l’apertura, la serenità della Via.
Il desiderio si manifesta in varie modalità, che vanno dall’egoismo ed egocentrismo puri e semplici all’esigenza — ansiosa e profondamente radicata — di esser rassicurati, dal timore di esser respinti da coloro che amiamo all’incoercibile bisogno di fumare. Quando emergono tali impulsi, la nostra reazione abituale è di assecondarli, oppure di negarli. Il che, ancora una volta, ci rende ciechi al motto che il Buddha vi ha impresso: “Lascia andare!”
“Abbandono” non è un’espressione eufemistica di cui ci si serva per designare un’eliminazione del desiderio con altri mezzi. Come avviene per quanto riguarda il dolore, l’abbandono del desiderio inizia con la comprensione: una limpida e serena accettazione di quanto accade. Benché il desiderio, di cui tratta la seconda verità, sia l’origine o la causa del dolore, a cui si riferisce la prima verità, ciò non significa che essi siano due entità separate, non più di quanto il germoglio sia separato dal fiore che ne promana. Come il desiderio si cristallizza nel dolore, così la sua comprensione fiorisce nel suo abbandono, Abbandonare il desiderio non equivale a respingerlo, è in vece consentirgli di essere se stesso: uno stato contingente della coscienza che, così com’è sorto, passerà. Invece di liberarsene a forza, si tratta di osservare che la sua vera natura è di liberare se stesso. Lasciarlo andare è come lasciar andare un serpente che teniate stretto in mano. Identificandovi con un desiderio (“Io voglio questo”, “Io non voglio quello”), aumentate la stretta, e in tal modo aumentate la sua resistenza. Invece di essere uno stato della mente che vi appartiene, esso diviene una costrizione che vi possiede. Come nel caso della comprensione del dolore, la prescrizione implicita nell’abbandono del desiderio è ad agire, anziché esserne resi incapaci dalle nostre abituali reazioni.
Se lo lasciamo andare, il desiderio infine cesserà. La sua estinzione ci permetterà di comprendere, pur se solo momentaneamente, la libertà, l’apertura, la serenità della Via Centrale. Questo varco repentino che si apre nella pressione coercitiva dell’egoismo e del timore ci consente di percepire limpidamente, in modo chiaro e immediato, la natura transeunte, inaffidabile, contingente della realtà. La pratica del dharma in tale momento si è definitivamente congedata da ogni residuo di fede, fondandosi su una visione autentica, generata dall’esperienza. Essa non richiede più il supporto di norme moralistiche e di rituali religiosi; si fonda sull’integrità etica e sull’autonomia creativa. Rivelandoci l’esistenza in tutta la sua vulnerabilità, essa diviene la via per accedere alla compassione.
Per approfondire:
Stephen Batchelor – La cessazione del desiderio ci fa scoprire tante cose interessanti
Stephen Batchelor – Testi scelti in italiano e libri
Confessione di un ateo buddhista

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