Zanzare: come liberarsi del problema senza rimedi e senza combatterle

Ogni estate torma il problema delle zanzare, che affligge persone di ogni età e condizione sociale, tutti alla ricerca di rimedi, naturali e non, per combatterle o se possibile eliminarle del tutto. Ma io vi spiegherò qui come affrontare la questione in modo radicalmente diverso e anche nuovo. Il rimedio che io considero più efficace di tutti per le zanzare, avendolo sperimentato personalmente, è quello di tagliare il problema alla radice, smascherandolo: le zanzare non sono affatto un problema, a meno che non ci troviamo in una delle zone del mondo nelle quali questi insetti portano malattie come la malaria, quelle che nella seguente cartina sono colorate:

Mappa del rischio di contrazione della malaria:

Mappa del rischio di contrazione della malaria (Wikipedia)

Dunque se in questo momento vi trovate in una delle aree del mondo colorate in grigio, potete continuare a leggere.

Alla ricerca di rimedi naturali contro le zanzare

Appena si manifesta la presenza di zanzare, ci poniamo il problema di quale sia il rimedio più efficace, tra Autan, zampirone, fornelletto, eccetera. Preferiremmo rimedi naturali, per non dover pagare un prezzo troppo altro in termini di avvelenamento. A proposito di rimedi naturali, c’è chi ci parla di vitamina B, chi di ultrasuoni, chi di basilico, chi di preferenze delle zanzare per un certo gruppo sanguigno, cosa sulla quale peraltro non si può proprio fare niente, se non portarci appresso qualcuno che voglia fare da “scudo umano” per noi!

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Ma c’è una cosa ancora più naturale che possiamo fare,: comportarci da veri uomini, nel senso letterale del termine, cioè come gli antichi. Ovvero niente. Quello che nessuno fa, quando ci sono le zanzare, e quando queste ultime cominciano a pungere, è di osservare cosa succede veramente, di considerare il fenomeno reale per quello che è e per le sue conseguenze concrete, al di là di qualsiasi pregiudizio. Bisogna provare ad andare oltre quello che ci hanno insegnato a tutti sin da bambini- anche se è difficile – cioè che le zanzare sono un nemico da combattere con tutti i mezzi.

Cosa succede quando la zanzara punge

Proviamo ad analizzare la situazione nel modo più oggettivo che ci riesce. Quando la zanzara punge, sento una leggera sensazione di prurito. Se mi fermassi qui, sarebbe solo quello: una leggera sensazione di prurito, che dopo 30-40 minuti al massimo svanirebbe completamente, senza lasciare traccia.

Ma appena il contatto è avvenuto, la mente si mette subito all’opera. “Le zanzare non dovrebbero pungermi”. “Ecco, ora mi rovinano la serata”. E così via. Scatta cioè un atteggiamento di avversione. L’avversione ci rende ingiusto e inaccettabile quello che invece è normale, cioè che le zanzare facciano il loro mestiere, andando in giro a cercare altri animali da pungere. Non dimentichiamoci peraltro che noi per loro siamo altri animali e niente più. Le femmine di zanzara hanno bisogno di pungere esemplari di altre specie per prelevarne i fluidi vitali, ricchi di proteine necessarie per il completamento della maturazione delle uova.

L’avversione ci impone la difesa come imperativo morale. Se qualcuno mi attacca, mi devo difendere. La prima difesa è quella di grattarsi. Grattarsi anche furiosamente, perché l’avversione non ci mette niente a trasformarsi in rabbia. Ed è a causa di questo grattamento che la pelle comincia a irritarsi, trasformando la leggera sensazione di prurito in fastidio e persino in dolore.

Alla prima puntura facilmente se na aggiunge un’altra, e poi un’altra ancora. “Le zanzare mi stanno massacrando”. O Dio mio! Ci sentiamo accerchiati. Abbiamo contro di noi un esercito e chissà come andrà a finire. Se questi piccoli dolori si sommano, diventano un grande dolore poi chissà cosa. Fa tutto la nostra mente, da sola, mentre le zanzare svolazzano alla ricerca dei fluidi vitali per loro, in cambio di un piccolissimo fastidio.

Certo, ci sono delle persone particolarmente sensibili, la cui pelle si irrita con grande facilità. Ma bisogna essere sicuri di essere una di queste persone. Se non altro per il gusto conoscere se stessi. Fare la prova è molto semplice: non grattarsi e vedere quello che succede.

Il problema dell’avversione

Dunque alla base del problema delle zanzare c’è l’avversione. In altre parole, il contributo maggiore al problema non lo danno questi piccoli animaletti, ma la nostra mente.

Questo credo che sia un motivo più che sufficiente per essere estremamente grati alle zanzare che incontriamo nella nostra vita. Perché il meccanismo dell’avversione è alla base di molti, anzi di gran parte dei problemi della nostra vita. L’aveva detto il Buddha 2.500 anni fa. Solo che il Buddha per scoprirlo c’ha messo un sacco di anni, e ha dovuto faticare parecchio. Com’è noto, prima di raggiungere l’illuminazione, si è sottoposto a stenti al limite della resistenza umana, con digiuni e mortificazioni corporali di ogni tipo, per poi capire che non c’era bisogno di tutti quei sacrifici.

Per noi oggi è molto più facile. Basta andare in vacanza al mare, o passare una serata d’estate all’aperto, in città, per scoprire questa grande verità.

Per il Buddha l’avversione è una delle tre radici del male, una delle tre cause di ogni nostra forma di sofferenza, assieme all’attaccamento e all’ignoranza. Si parla anche di tre “veleni“, perché il Buddha paragonava il praticante che è in grado di rimuovere queste tre cause della sofferenza al malato che con le medicine si libera dei veleni nel proprio corpo..

La seconda puntura

Il problema dell’avversione sta principalmente nel fatto che reagiamo a un male che viene (o pensiamo venga) dall’esterno con un altro male, che viene dall’interno. Quindi aggiungiamo male al male, sofferenza a sofferenza. Questo avviene sia come reazione a cose che ci fanno le altre persone, sia rispetto a fatti spesso ineludibili della vita, come la malattia, il lutto, la povertà, ecc. Oppure, nel piccolo, le zanzare.

Il Buddha, in un suo famoso discorso, ha utilizzato una metafora molto efficace, per descrivere questo fenomeno: la seconda freccia. Quando dobbiamo fronteggiare un inconveniente o un dolore fisico, nonostante ciò sia inevitabile, se ci opponiamo – lamentandoci, diventando tristi, preoccupandoci o persino arrabbiandoci – aggiungiamo al primo dolore un secondo, inutile dolore mentale, che ci fa soffrire doppiamente. È come se si tirasse una freccia ad un uomo, e dopo, ancora un’altra. La vittima proverebbe l’intenso dolore di due frecce, anziché quello più sopportabile di una sola.

Così è con le zanzare. All’inevitabile puntura di questo animaletto, che desidera solo continuare la propria specie e ci procura solo un lieve fastidio, aggiungiamo una seconda puntura, quella che ci infliggiamo da soli per non voler accettare che esistono le zanzare e che ci troviamo in un posto dove, a causa di una serie di cause e condizioni, le zanzare prosperano. Peraltro in certi casi possiamo anche intervenire su tali cause e condizioni, ad esempio curando che nei sottovasi delle piante non rimanga dell’acqua stagnante.

Lo stesso approccio può essere applicato alle relazioni con le altre persone, specie quelle con le quali ci troviamo in disaccordo. Come dice il mio maestro Alberto Cortese, dobbiamo essere capaci di vedere non solo le nostre ragioni, ma anche le ragioni dell’altro o della cosa che ci procura avversione. Perché dall’altra parte c’è sempre e comunque una parte di ragione, per quanto minima. E il saperlo, senza riconoscerlo, ci fa soffrire ancora di più.

Non dobbiamo mai dare niente per scontato. A tal proposito concludo con le parole di  Pema Chödrön:

Tutte le guerre, tutto l’odio, tutta l’ignoranza del mondo nascono dall’essere così guidati dalle nostre opinioni. Ma, in fondo, quelle opinioni non sono altro che i nostri tentativi di sfuggire alla latente inquietudine della condizione umana, l’inquietudine generata dalla sensazione di non avere un terreno solido sotto i piedi. Così restiamo attaccati alle nostre idee fisse dell‘è cosi e screditiamo ogni idea differente. Ma immaginate come sarebbe il mondo se potessimo giungere a vedere le nostre simpatie e antipatie come semplici simpatie e antipatie, e ciò che riteniamo intrinsecamente vero come il nostro semplice punto di vista personale.

Per approfondire:

avversione

Buddha

doppia freccia

Pema Chödrön

meditare in vacanza

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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