Parlare da soli aiuta a dire la verità

parlare da soli

A parlare da soli non c’è niente di male. Anzi, può diventare una pratica molto semplice ed interessante che si può seguire, nella strada della consapevolezza e della ricerca della verità. La pratica consiste nel dire a voce alta tutto ciò che sta succedendo, nel preciso momento in cui lo si fa. Dalle percezioni dei cinque sensi, alle azioni che si stanno compiendo, basta nominarle, come se si stesse descrivendo quello che succede, a beneficio di un ipotetico interlocutore al telefono, anche se il telefono non lo stiamo usando affatto.

Quello di parlare da soli è un esercizio che è alla nostra portata, ogni volta che ci troviamo da soli. Non c’è bisogno di parlare a voce proprio alta: l’importate è nominare tutto quello che capita a tiro dei nostri sensi. È molto utile includere anche le reazioni che provocano in noi le cose che vediamo o sentiamo. Ad esempio, vedo una signora che attraversa la strada, mi ricorda mia madre; il vento porta degli odori che non mi piacciono; eccetera.

In base alla mia esperienza, la pratica del parlare da soli è molto utile, perché ci aiuta a prendere contatto con la verità delle cose così come sono. Troppo spesso, infatti, siamo dominati da una visione della realtà troppo soggettiva, fondata su pregiudizi. Perfino egocentrica – ovvero basata sulle cose come “dovrebbero” andare secondo le nostre presunte “esigenze” – la quale ci impedisce di vedere le cose come stanno realmente. Che ci fa reagire prima ancora di capire.

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L’idea di questa pratica l’ho tratta da un libro molto bello e utile, “Svegliati a ciò che fai!”, di Diane Eshin Rizzetto, una delle insegnanti della rete della Ordinary Mind Zen School. Il brano che segue è un estratto del libro (qui c’è la scheda del libro con delle recensioni).

«Siedo al computer chiedendomi come affrontare il tema del dire la verità. Comincio e mi fermo, cercando di trovare le parole giuste per descrivere la parola veritiera. Mancano due giorni all’inizio dell’estate e la finestra del mio studio è spalancata. Sposto l’attenzione dai miei pensieri su verità e menzogna ai suoni dell’ambiente circostante. Mi fermo e ascolto. Al piano di sotto, in cucina, l’acqua scorre dal rubinetto, mentre mio marito si prepara il tè del mattino. Un gallo canta in lontananza: Chicchirichì!”. Una vicina di casa chiama il suo gatto: “Vieni micio, micio…”. ed eccola qua, la parola sincera. Vi ho detto, al meglio della mia percezione, come stanno le cose. Sembra una cosa elementare. Dire la verità è semplicemente dire le cose come stanno, in questo momento.

Provateci voi. Mettete da parte il libro per un attimo. Fate qualche respiro profondo, rilassatevi e restate in ascolto. Aprite le orecchie a quello che avviene attorno a voi e nel vostro corpo. Ora dite ad alta voce cosa udite. Facile, vero? Provate con gli altri sensi. Dite cosa vedete mentre guardate fuori dalla finestra, mentre sfiorate con le dita la copertina di questo libro, mentre assaporate l’acqua che avete in bocca. Tutto qui. È semplicistico, dite? Solo secondo i gusti del nostro pensiero complicato.»

Da Eshin Rizzetto, Diane, “Svegliati a ciò che fai! Una pratica zen per incontrare ogni situazione con intelligenza e compassione”, Ubaldini Editore, Roma, 2006.

[Ringraziamenti per i link esterni: al Bay Zen Center di Oakland, California, per la pagina sulla guida del centro, Diane Eshin Rizzetto; ad Anobii, per la scheda del libro.]
[La foto iniziale è di Sister72.]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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2 risposte

  1. maria chiara gualtieri ha detto:

    LEGGERE ASCOTANDO DA SEMPLICE OSSERVATORE…GRAZIE

  1. 13 Novembre 2022

    […] stessa cosa! La differenza è solo che teniamo il volume a zero per non far brutta figura. Magari parlare da soli può diventare una vera e propria pratica, se fatto in un certo modo. Ma questo è un altro […]

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