Christina Feldman – Come coltivare la Pazienza

coltivare la pazienza

La pazienza va coltivata in tutti i momenti di avversità, dice Christina Feldman. È avere fiducia nella nostra capacità di tollerare le difficoltà, nella nostra capacità di restare saldi di fronte al dolore e all’offesa.

La pazienza non si sviluppa nell’isolamento; viene coltivata in tutti i momenti di avversità, grandi e piccoli, che mettono alla prova i limiti della vostra tolleranza ed equanimità. La pazienza viene coltivata sul posto di lavoro, in famiglia, nel cuore della resistenza e della lotta. La pazienza viene coltivata nelle tempeste del cuore e della mente. La pazienza è un aspetto necessario di una vita di pace e compassione. È la qualità che vi permette di ammorbidirvi, di restare connessi, di essere in intimità in tutti i momenti di avversità da cui tendete a scappare. La pazienza è avere fiducia nella vostra capacità di tollerare le difficoltà, nella vostra capacità di restare saldi di fronte al dolore e all’offesa.

I nemici prossimi della pazienza sono la sopportazione, lo stoicismo, la rassegnazione e la disperazione. Sono tutte forme di ripiegamento, di rinuncia alla connessione. William S. Plumer, ministro di culto presbiteriano, insegnante e scrittore, ha detto una volta: “Fra un’autentica pazienza e un’arcigna sopportazione c’è la stessa differenza che fra un sorriso d’amore e un maligno digrignare di denti”. La pazienza non è né sottomissione alla violenza e allo sfruttamento, né passiva accettazione della sofferenza e del dolore. È un’intima fermezza e un impegno a non abbandonare nessuno e niente, all’interno e all’esterno di sé. Il Dalai Lama descrive la pazienza come la profonda abilità e disponibilità a restare saldi e risoluti davanti alle avversità.

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La maggior parte di noi non nasce paziente. E una qualità che coltiviamo, e quasi mai ci mancano le occasioni per farlo. La stragrande maggioranza di noi fa un resoconto infinitamente dettagliato delle persone e degli avvenimenti del mondo che considera le cause della propria impazienza e della propria ira. Vogliamo che la vita si conformi alla nostra idea di quel che dovrebbe accadere, per giunta secondo la nostra tabella di marcia, e ci sentiamo offesi quando la vita non è all’altezza di queste aspettative. Un amico è a pezzi, e voi siete disposti ad essere presenti con la sua sofferenza per un certo lasso di tempo. Poi osservate che sorge dell’impazienza, forse accompagnata dal pensiero che quella persona ha ricevuto la sua razione di compassione e ora dovrebbe cambiare. Una persona a cui volete bene non dà retta al vostro saggio consiglio, e voi vi scoprite seccati per il protrarsi del suo problema.

La pazienza può avere in sé delle condizioni nascoste. Volete che qualcosa finisca e qualcos’altro inizi, e qualora queste condizioni restino insoddisfatte vi rendete conto di quanto attaccamento ed avversione siano presenti sotto la superficie della vostra pazienza. La compassione vi chiede di esaminare come sarebbe incontrare la vita senza condizioni o tabelle orarie, incontrare la frustrazione e le avversità senza attaccamento o avversione. La pazienza comincia con la vostra disponibilità ad essere in intimità con la frustrazione e l’impazienza e a volgervi in direzione di tutto ciò che tendete ad abbandonare. La pazienza si radica nella comprensione che l’origine dell’impazienza non è nelle persone e nelle situazioni della vostra vita, ma nel vostro cuore e nella vostra mente. L’impazienza è una delle nostre peggiori sofferenze; serve solo a compromettere la nostra capacità di vivere dove siamo, di stare con ciò che è e di trovare pace e quiete in mezzo a tutte le cose.

L’impazienza ci condanna al limbo di una vita di attesa. Tutti noi potremmo scrivere poesie autobiografiche sull’attesa: attesa che i nostri avversari cambino, che il conflitto che si sta svolgendo nella nostra vita abbia fine, che la tristezza sia sostituita dalla felicità, attesa del momento perfetto. In questo limbo di attesa la vita che volete, la vita che siete disposti a vivere è sempre su qualche orizzonte lontano. Una vita procrastinata è una rinuncia alla fede e alla fiducia in voi stessi. I semi della compassione si trovano nella vostra disponibilità ad abbracciare la vita che state vivendo — con tutte le sue frustrazioni e difficoltà.

La pazienza e la compassione possono essere illimitate come le avversità che incontrate nella vostra vita. Quando sorge il dolore dell’agitazione e dell’impazienza, invece di abbandonarle potete prestar loro attenzione con la tenerezza che avreste per un bimbo in preda ai suoi capricci. Semplicemente questo, semplicemente adesso. Semplicemente questo singolo istante vi chiede di ammorbidirvi e di restare saldi. Quando avete la sensazione che qualcosa sia impossibile da sopportare, iniziate a capire che si tratta di una nuova classe di studi sulla pazienza e la compassione.

La scuola materna della pazienza si trova in tutti i piccoli istanti in cui l’avversione e la resistenza cominciano a sorgere. La persona che vi irrita, la fitta alla schiena, la fila che vi tocca fare in attesa di essere serviti, il pensiero monotono che torna a cantare la sua canzone. Sono questi i momenti in cui potete sentir sorgere l’impulso dell’abbandono. Sono questi i luoghi in cui vi è chiesto di restare saldi. Se in tali momenti è presente della sofferenza che necessita di un’azione coraggiosa e chiara, questo è ciò che è richiesto. Se c’è della sofferenza che non si può modificare, sono richieste pazienza e compassione. La pazienza non è una bacchetta magica che elimina ciò che è spiacevole e difficile. Siete voi ad essere trasformati dalla vostra disponibilità a coltivare la pazienza. Imparate a non aggiungere avversione e resistenza alla sofferenza del momento presente. Revocate la vostra caparbia pretesa che il momento presente sia diverso da ciò che è. L’inizio della compassione è quando riuscite, anche solo per un istante, a placare l’agitazione e l’impazienza generate dall’avversione. Vi scoprite ad ascoltare le grida del mondo con maggiore disponibilità.

Gli avversari sono nel vostro cuore e nella vostra mente, così come la vostra impazienza. Le situazioni fisiche, emotive e psicologiche che incontrate ogni giorno non sono sempre quelle che vi augurate o che vi sentite capaci di accogliere. Anche qui potete ritrovarvi a procrastinare la vita, razionando la vostra compassione e la vostra pazienza. Imparare a trovare la risolutezza necessaria per incontrare i vostri avversari interiori con calma equivale ad addestrarvi ad incontrare tutte le avversità della vita. Pensate che dovreste essere sereni e illuminati, ma a volte è proprio ciò che non accade. Potreste essere pazienti per un po’ e poi pretendere che la vostra pazienza dia dei risultati. Dite a voi stessi che siete sempre agitati e frustrati e così rimarrete. Sempre è il grande sabotatore della pazienza.

C’è una stupenda vignetta di Gahan Wilson in cui un giovane monaco ha evidentemente appena posto una domanda ad un monaco più anziano. Quest’ultimo è rivolto verso il suo allievo con un’espressione di perplessità sul volto e gli dice: “Non c’è niente, dopo. Questo è tutto”. Immaginate che tutti i Buddha e i grandi saggi abbiano menti perfettamente calme e tranquille, corpi che non danno loro mai problemi ed esistenze prive di avversità. Io penso di no, ma è dato loro avere una profonda pazienza. Tutti noi possiamo coltivare e far crescere questa pazienza in tutte le circostanze della vita.

vignetta monaci gahan wilson

Da: Christina Feldman, “Compassione. Ascoltare le grida del mondo“, La Parola, 2007.

[La foto su coltivare la pazienza è di Kampus Production, Portogallo]

Compassione. Ascoltare le grida del mondo

Christina Feldman, Compassione
Publisher:
Genre:
N. pagine: 220
La saggezza e la compassione cui anelate con la più profonda intensità non verranno trovate al di fuori del vostro corpo, della vostra mente, del vostro cuore o della vostra storia, ma al loro interno. Comprendendo profondamente la loro natura, arrivate a comprendere la natura di tutti i corpi, menti e cuori. I concetti di me e te, di sé ed altro, si dissolvono all'interno di una profonda comprensione della vacuità.

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