
Essere vigili è un atteggiamento che richiede costanza, dice Ajahn Chah. Bisogna comportarsi con la propria mente come un genitore che vigila sul proprio bambino.
Dovremmo mangiare, dormire e parlare poco: allo scopo di contrastare i nostri desideri e farli venire allo scoperto
Essere vigili. Per far mettere radici alla consapevolezza, è necessario uno sforzo continuo, non solo quando vi sentite diligenti. Meditare qualche volta per tutta la notte non rende la pratica corretta, se altre volte seguite invece la vostra indolenza. Siate costantemente vigili sulla mente, come un genitore vigila sul proprio bambino. Proteggetela dalla sua stoltezza, insegnatele ciò che è giusto.
È errato pensare che certe volte non avete l’opportunità di meditare. Dovete sforzarvi costantemente di conoscere voi stessi; è necessario come respirare, e voi continuate a respirare in qualsiasi situazione. Se non vi piacciono certe attività, come cantare o lavorare, e rinunciate a svolgerle con presenza mentale, non apprenderete mai a essere vigili.
Da: Ajahn Chah, “I maestri della foresta. La pratica della meditazione di visione profonda“, Astrolabio Ubaldini, 1989.
I maestri della foresta. La pratica della meditazione di visione profonda

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