Meditazione sulla morte, col sorriso sulle labbra

La meditazione sulla morte non è necessariamente una pratica triste, anzi. Meditare sulla morte serve proprio a darle l’importanza che essa merita, la quale è minore di quella che di solito le si attribuisce. Perciò lo faremo col sorriso sulle labbra.
La meditazione sulla morte è inseparabile da quella sulla vita, perché morte e vita sono così strettamente intrecciate e sovrapposte, che a volte è difficile distinguerle. Morte e vita convivono in ogni istante e in ogni luogo, a cominciare dal nostro corpo.
Ma non vogliamo fare teoria, solo praticare, e praticando scoprire la verità dentro di noi direttamente. Come avrete modo di provare in prima persona, se vi presterete a seguire questi consigli, la dimensione della morte fa già parte di ogni esperienza che viviamo, bisogna solo osservarla. In tal modo è anche possibile scoprire che non fa per niente paura.
La questione è seria, perché la paura della morte è un problema enorme. Non ne parliamo mai, ma è sempre presente in forma strisciante: essa prospera indisturbata in un angolo della nostra mente. E così questa paura inespressa si manifesta in ogni momento e in ogni forma, impedendoci di godere la vita.
Come fare
Per meditare sulla morte, anzi sulla coesistenza della vita e della morte, possiamo partire da un’osservazione molto semplice. Il nostro corpo è costituito da miliardi di cellule, che muoiono e rinascono continuamente. Noi siamo fatti di quello e dunque la nascita e della morte sono compresenti in noi e inseparabili, come i due lati di un foglio di carta.
Un maestro come Thich Nhat Hanh lo dice molto chiaramente in questo breve video (ti consiglio di guardarlo dopo aver letto l’articolo). Nascita e morte sono inseparabili. La morte e rinascita continua delle cellule – che sta succedendo proprio qui e ora – sta a dimostrarcelo. Stiamo nascendo ad ogni istante e stiamo morendo ad ogni istante. Questo possiamo vederlo da soli.
Ma se le cellule possono apparire qualcosa di conoscibile solo per via astratta, proviamo a concentrarci sul respiro.
Per intraprendere un respiro, dobbiamo prima inspirare. Questa ispirazione è qualcosa che ci porta la vita, lo percepiamo chiaramente. Infatti con l’inspirazione l’ossigeno entra in circolazione nel sangue per nutrire ogni cellula. Ma l’inspirazione non dura, finisce subito. Appena riusciamo a godere di questo alito vitale, non possiamo trattenerlo. Ecco la compresenza di vita e morte.
Espirando lasciamo andare completamente. È una piccola esperienza di morte. Ne abbiamo già parlato citando Jon Kabat-Zinn in termini di “morire interiormente rispetto alle preoccupazioni abituali e alle ossessioni della mente.
Inspirare ed espirare, ovvero nascere e morire di continuo. Accogliere con un sorriso l’alito rigenerante della vita e poi essere disposti a lasciarlo andare subito dopo, godendone l’effetto rilassante, con un sorriso altrettanto sincero. Se riusciamo a vedere la compresenza della vita e della morte nel nostro respiro, nulla può più farci paura.
Provatelo direttamente, seduti in meditazione.
Per approfondire:
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