Frank Ostaseski – Perdono: perché è cosi difficile

perdono

Il perdono, per Frank Ostaseski, è una pratica dura. Necessita di una forza reale, di una disponibilità ad affrontare le imprese difficili. Ma ci permette veramente di amare.

Perdono

Il perdono è fondamentale per due ragioni: ci guarisce permettendoci di lasciar perdere i vecchi dolori e ci aiuta ad aprici all’amore.

Per essere liberi, dobbiamo perdonare. Quando in questo contesto parlo di libertà, non mi riferisco a una specie di illuminazione finale, ma a qualcosa di molto più pratico e immediato: libertà da accuse, da recriminazioni e da giudizi che ci causano tanta sofferenza. Conservare gli antichi dolori non è nel nostro interesse.

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Il rifiuto di perdonare è un modo per resistere alla vita; in effetti, possiamo essere molto fedeli alla nostra sofferenza. Però, quando ci aggrappiamo strettamente al passato, ci leghiamo non solo ai ricordi, ma anche alla tensione e agli stati emotivi che li accompagnano. Resistere al perdono è come afferrare un carbone ardente e dire: «Non lo lascerò andare finché non ti scuserai e non pagherai per ciò che mi hai fatto». Nello sforzo di punire l’altro, siamo noi che ci bruciamo.

Il perdono ci permette di lasciar andare la sofferenza, senza mascherarla con pensieri positivi, e consente alla nostra esperienza di aderire al dolore con un atteggiamento di misericordia. Non dobbiamo permettere che le vecchie ferite continuino a condizionarci qui e ora. Possiamo far scomparire il passato. Possiamo lasciarcelo alle spalle. Possiamo dire addio alle vecchie piaghe. Perdonando, ci possiamo liberare della sofferenza che ci imprigiona fin dal primo momento in cui nacque.

Nel perdono, possiamo conoscere più intimamente il nostro dolore. È quello che fece Travis quando mi raccontò la storia del suo passato. Per la prima volta nella sua vita, Travis mise alla luce quella vecchia ferita, la spolverò e la osservò più da vicino. Solo allora poté ricevere il perdono di Blaze.

Il perdono ha il potere di superare ciò che ci divide. Può sciogliere la corazza della paura e del risentimento che riveste il cuore e che ci separa dagli altri, da noi stessi e dalla vita stessa. Chiesi una volta a una giovane donna malata di cancro, che era stata abbandonata dalla famiglia e che era costretta a vivere in strada, se secondo lei ci vuole coraggio per perdonare. «Sì,» rispose «ma per me è stato un modo per vedere se ero ancora capace di amare.» Il perdono libera il cuore dalle macerie della rabbia e dei sentimenti negativi, e apre la via all’amore.

Come le ama, le donne giapponesi che si tuffavano in mare per pescare le perle, quando ci immergiamo nelle profondità nelle nostre ferite potremmo emergere con un tesoro. Le ama avevano il seno nudo e indossavano solo un corto perizoma, una maschera e un paio di pinne. Si riempivano i polmoni di aria e si tuffavano coraggiosamente nell’acqua fredda e scura dell’oceano. Sparivano sotto la superficie ed emergevano parecchi minuti dopo con una perla. Esplorare le vecchie ferite, oltre a contribuire alla nostra guarigione, ci aiuta a provare empatia verso gli altri che hanno patito dolori simili.

Perché è difficile perdonare?

Noi tutti concordiamo sul fatto che il perdono porta molti benefici. Perché, allora, gli resistiamo?

Il punto è che si tratta di una pratica dura. Necessita di una forza reale, di una disponibilità ad affrontare le imprese difficili. Ci richiede di fronteggiare i nostri demoni, ha bisogno di assoluta onestà. Dobbiamo essere disposti a vedere le cose così come sono, gettando luce sugli atti dolorosi di cui siamo stati vittime o che abbiamo inflitto agli altri. Talvolta abbiamo bisogno di rabbia, altre volte di confrontarci con la nostra colpa e altre ancora di precipitare in un profondo dolore. Ma perdonare non vuol dire crogiolarsi in queste emozioni. Dobbiamo affrontarle con gentilezza, prestando grande attenzione a ciò che incontriamo sulla via del lasciar andare.

Secondo la mia esperienza, la gente arriva al perdono quando pensa: «Non voglio che questo interferisca con la mia capacità di amare, non voglio che questo sia un peso da lasciare dietro di me o ai miei figli». Perdoniamo perché non ha senso aspettare di sgravarci e perdere tempo imprigionati nei nostri risentimenti. Perdoniamo perché non vogliamo giungere alla fine dell’esistenza pieni di recriminazioni e di rimpianti. Perdoniamo non perché sia «male» non farlo, ma perché tenerci dentro il dolore ci fa soffrire molto e ci impedisce di amare pienamente.

Da: Frank Ostaseski, “Cinque inviti. Come la morte può insegnarci a vivere pienamente“, Mondadori, 2020.

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[La foto sul perdono è di Andres Ayrton]

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