
Io ho più di cinquant’anni e mi è capitato di partecipare a diverse feste di compleanno di sessantenni, settantenni e ottantenni. Se voi siete più giovani di me e quindi non bazzicate questi rinfreschi di persone già un po’ avanti con l’età, sappiate che la frase che si sente declamare più spesso è: «Tanti giorni sono arrivati e se ne sono andati, e io non sapevo che questa fosse la vita…» È una frase di grande saggezza. Nell’udirla, gli ospiti annuiscono e schioccano le labbra. Noi tutti temiamo la morte, chi più, chi meno, ma mi sembra che ci spaventi ancora di più l’idea di non aver vissuto appieno. Questa paura aumenta man mano che la fine si avvicina e ci rendiamo conto di aver poco tempo a disposizione.
Sta a voi decidere se essere tra coloro che condividono la frase citata ai compleanni norvegesi oppure no. Ovviamente non c’è niente di male nello starsene seduti a una tavola imbandita e riflettere sul fatto di aver sprecato gran parte della propria esistenza. Di averla vissuta poco e perlopiù attraverso gli altri.
Ci intristisce pensare di aver buttato via molte delle possibilità che avevamo di vivere una vita più piena. Di non aver sfruttato le nostre potenzialità.
Di esserci fatti distrarre. Di aver permesso che qualcosa ci allontanasse da noi stessi. Mi viene in mente una parola che ha una sfumatura ancora più negativa: «passatempo». Far passare il tempo. Non fermarsi, ma lasciarsi stordire da suoni, aspettative e immagini invece di soffermarsi su ciò che si sta facendo e che si potrebbe fare diversamente. Non sto dicendo che sia semplice, ma ne può valere la pena.
Quando teniamo un discorso a una festa di compleanno, faremmo bene in realtà a citare ciò che disse lo stoico Seneca quando compì vent’anni: «La vita che ci è data è lunga a sufficienza per compiere grandissime imprese, purché sia spesa bene». Duemila anni fa egli si pose il problema che tutti esistono e che solo pochissimi vivono.
Per coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente e hanno paura del futuro, la vita è un inganno di breve durata: quando giungono alla fine si accorgono troppo tardi, poveretti, di essere stati occupati per tanto tempo a non combinare un bel nulla.
Mi è stato detto e ridetto che la maggior parte delle persone nel nostro emisfero non ha problemi di povertà materiale, ma di mancanza di tempo. Questa frase, quando la sentiamo, ci sembra molto intelligente, ma non è del tutto vera. Abbiamo abbastanza tempo, la vita è lunga, basta ascoltare noi stessi e sollevare lo sguardo.
Da: Erling Kagge, “Il silenzio. Uno spazio dell’anima“, Einaudi 2017.
Per approfondire:
Il silenzio. Uno spazio dell’anima

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