Una piccola pratica, per contrastare la nostra tendenza ad affidarci fideisticamente alle tecnologie, è quella di non guardare le previsioni meteo. Non si tratta di evitarle del tutto, ma di farne a meno quando non ne abbiamo un bisogno effettivo.
Quello delle previsioni meteo è un mercato molto vivace, il quale fa sì che non ci vengano mai a mancare le informazioni sul tempo che farà nei prossimi 3 o 4 giorni: in TV, alla radio, all’interno dei siti web, inglobati nei browser, nelle schermate degli smartphone. Ma ci serve veramente sapere che tempo farà nei prossimi giorni? Molto spesso non è un’informazione utile, ma risponde al nostro innato desiderio di sicurezza. Se sappiamo in anticipo che tempo farà, potremo non essere più soggetti al capriccio degli dèi, che imprevedibilmente fanno e disfano le nostre vite a loro piacimento.
Ma anche nell’imprevedibilità c’è qualcosa di bello. Uscire e vedere dei nuvoloni neri all’orizzonte; accorgersi che si è aperto uno squarcio d’azzurro dopo il temporale; essere sorpresi dalla pioggia durante una passeggiata romantica. Lo stupore per quello che sta succedendo è un modo intenso di vivere la vita nel suo svolgersi, che è sempre e comunque imprevedibile. Perdere la dimensione della sorpresa è una mutilazione della nostra capacità di esserci al cento per cento, nella vita. Perciò provate ogni tanto ad alzarvi la mattina e scrutare il cielo dalla finestra, senza alcuna aspettativa al riguardo. È uno dei tanti modi possibili per arrendersi alla vita, per accettare la nostra limitatezza in quanto esseri umani. E per riscoprire, con stupore, la capacità di stupirsi.