
Si potrebbe chiedere: ma allora l’unico scopo della meditazione è il rilassamento? In realtà la meditazione mira a qualcosa di molto più profondo. Posto che il rilassamento è il necessario punto di partenza, su questa base è possibile realizzare un cuore sereno e una mente lucida. Realizzare un cuore sereno e una mente lucida significa aver fatto un bel pezzo di strada sul sentiero della meditazione.
È chiaro che per prendere possesso della nostra mente e calmare i pensieri è necessario coltivare anche la presenza mentale delle nostre sensazioni e percezioni. Per prendere possesso della vostra mente, dovete praticare la presenza mentale della mente. Dovete imparare a osservare e riconoscere la presenza di ogni sensazione e pensiero che emerge dentro di voi. Il maestro zen Thuong Chieu ha scritto: “Se il praticante ha una chiara conoscenza della propria mente, otterrà dei risultati con poco sforzo. Ma se non sa nulla della propria mente, tutti i suoi sforzi saranno vani”. Se volete conoscere la vostra mente c’è un solo modo: osservare e riconoscere tutto ciò che la riguarda. Questo va fatto in ogni occasione, nel corso della giornata non meno che durante l’ora di meditazione.
Nel corso della meditazione, possono emergere sensazioni e pensieri di vario genere. Se non si pratica la presenza mentale del respiro, ben presto questi pensieri riescono a distoglierci dalla presenza mentale. Ma il respiro non serve solo a scacciare pensieri e sensazioni. Il respiro è innanzitutto il veicolo che unifica corpo e mente e apre la porta alla saggezza. Quando emerge un pensiero, o una sensazione, il vostro intento non dovrebbe essere quello di scacciarlo, anche se continuando a concentrarsi sul respiro la sensazione o il pensiero si dilegua spontaneamente. L’intento non è scacciarlo, odiarlo, preoccuparsene o temerlo. Perciò, cosa si dovrebbe fare, esattamente, con i pensieri e le sensazioni? Semplicemente prendere atto della loro presenza. Per esempio, quando emerge un sentimento di tristezza, lo si riconosce immediatamente: “È emerso dentro di me un sentimento di tristezza”. Se il sentimento permane, si continua a riconoscerlo: “In me c’è ancora un sentimento di tristezza”. Se c’è un pensiero del tipo: “È tardi ma i vicini non la smettono di fare chiasso”, riconoscete che è emerso quel pensiero. Se il pensiero permane, continuate a riconoscerlo. Se emerge un’altra sensazione o un altro pensiero, riconosceteli nella stessa maniera. L’essenziale è non lasciar emergere nessuna sensazione o pensiero senza che la presenza mentale lo riconosca, come una sentinella che registra ogni faccia che passa per il corridoio d’accesso del palazzo.
Se non ci sono sensazioni o pensieri, prendete atto che non ci sono sensazioni o pensieri. Praticando in questo modo diventate consapevoli delle vostre sensazioni e dei vostri pensieri. Presto arriverete a prendere possesso della vostra mente. Si può accoppiare il metodo della presenza mentale del respiro alla presenza mentale delle sensazioni e dei pensieri.
Da: Thich Nhat Hanh, Il miracolo della presenza mentale, Astrolabio Ubaldini, 1992.
Per approfondire:
Joseph Goldstein – Cos’è la meditazione? È simile a un viaggio, o come andare in bicicletta.
Thich Nhat Hanh – L’energia della presenza mentale
Thich Nhat Hanh – Biografia, libri e testi selezionati
[La foto è di Paolo Subioli]You need to login or register to bookmark/favorite this content.