
Le meditazioni per genitori si collocano in un momento della vita molto speciale, ma temporaneo. Jon Kabat-Zinn fornisce qui alcune indicazioni utili per chi non vuole rinunciare a meditare anche in famiglia.
Anche se scegliete di non praticare in modo formale, o di farlo solo occasionalmente, è bene familiarizzarsi con le tecniche della pratica della meditazione perché ci possono fornire una chiara mappa di come coltivare la consapevolezza. Servono anche come utile guida per applicare più consapevolezza e apertura in tutti gli aspetti della vita quotidiana, incluso l’essere genitori. Quando perseguite la vostra esperienza attraverso le lenti della consapevolezza, come abbiamo visto, tutta la vostra vita diventa pratica di meditazione. Tutti i momenti sono occasioni per coltivare la consapevolezza e per risvegliarsi un po’ di più.
Quelli di noi che si sentono di sviluppare una pratica di meditazione formale, sia per essere genitore che per ridurre lo stress, o per trovare un arricchimento profondo, possono fare uso di qualunque momento di tranquillità disponibile, anche se sono rari o devono essere ritagliati, per esempio, alzandosi prima del solito o spegnendo tutti i nostri dispositivi elettronici in certi momenti.
La solitudine, il tempo per se stessi, da soli, sono sostegni profondi per gli esseri umani. Si vanno perdendo, a mano a mano che il ritmo della vita accelera. Trovare tempo per la pratica formale se non si è esausti a volte per noi genitori può diventare virtualmente impossibile. Ognuno di noi deve sapere se, come e quando è in grado di trovare un certo momento di tranquillità nella propria vita.
Un periodo tranquillo per fermarsi non deve essere necessariamente lungo… potrebbe essere di uno o due minuti, se questo è tutto il tempo che siete in grado di trovare. Potrebbe essere mentre si sta sdraiati sul divano nel bel mezzo della giornata, o a letto prima di dormire, o cinque minuti durante la pausa pranzo, o dentro l’auto parcheggiata mentre il neonato sta dormendo. Se fortemente motivato, probabilmente ognuno di noi sarebbe in grado di trovare o di liberarsi qualche minuto, o anche una quindicina, nell’arco delle ventiquattr’ore della giornata. Ma perché accada bisogna essere molto determinati, specialmente se all’inizio troviamo la meditazione difficile e noiosa. Altrimenti riempiremo rapidamente ogni momento «libero» con il giornale o la televisione o con qualunque «passatempo». Oggi viviamo in tempi che ci distraggono, anche da noi.
A volte è difficile tenere a mente che i momenti tranquilli di vigilanza nutrono l’anima e il corpo. I genitori di bambini piccoli possono averne più bisogno di chiunque altro. Il tempo per noi stessi – tempo in cui stare soli – è ciò che molti genitori hanno meno e desiderano di più. Eppure spesso non sappiamo che cosa farcene quando ce l’abbiamo, specialmente se si tratta di qualche minuto qua e là, non sufficiente per fare qualcosa di particolare, oppure se arriva nel momento sbagliato.
La pratica formale della consapevolezza inevitabilmente richiede un certo tempo. Ma è un tempo che vale la pena di prendersi, se la pratica vi attira, e non è necessario che sia molto per avere un pro fondo valore. Infatti quando siete veramente nel momento presente, lasciando andare il passato e il futuro e uscendo dal vostro insieme di pensieri, fate l’esperienza di essere al di fuori del tempo. Anche pochi minuti di tempo cronologico possono essere rivitalizzanti perché i «momenti» al di fuori del tempo sono liberanti. Non c’è un posto dove andare, niente da fare. Siete momentaneamente sollevati dalle pressioni del tempo e dagli obblighi e potete entrare nell’esperienza di essere interi e completi e al contempo parte di un tutto più grande.
Se volete inserire nella vostra vita la pratica formale della meditazione, ecco un modo per cominciare: trovatevi o createvi dei momenti per stare soli, tranquilli con voi stessi. Quindi sdraiatevi o sedetevi in una posizione comoda. A quel punto, concentrate la mente sul ventre e sentitelo muoversi con il respiro; o portate l’attenzione sulle narici e sentite il fluire dell’aria attraverso di esse. In ogni caso, non cercate di forzare il respiro dentro e fuori il ventre, ma consentite unicamente al vostro respiro di fluire e al ventre di muoversi a modo suo.
Prestare attenzione al respiro e al corpo non significa interferire con essi. Significa solo assecondare le sensazioni del vostro corpo o quelle associate al respiro che entra ed esce. Potreste avvertire l’addome che si solleva e che si espande a ogni inspirazione e si sgonfia a ogni espirazione o la sensazione dell’aria che entra ed esce dalle narici. Dopo aver provato queste cose per un po’, sarebbe bene sceglierne una su cui concentrarsi e mantenere l’attenzione.
Come abbiamo detto, presto scoprirete che la mente è spesso turbolenta, come la superficie dell’oceano, o come una bandiera che sventola ora in una direzione, ora in un’altra. La mente tende a essere preoccupata e si lascia trasportare via dai pensieri e dai sentimenti. La vostra attenzione potrebbe allontanarsi dal respiro o essere strappata da esso più e più volte, spesso senza che sembri che ci siano pace e continuità, anche per il tempo di un respiro. Cogliere la sensazione del respiro potrà anche non apparirvi rilassante. Potreste anche sperimentare ansia e incessante distrazione.
Va tutto bene. Non deve necessariamente essere rilassante, anche se a volte può esserlo. Non c’è un modo particolare in cui voi dobbiate sentirvi. Piuttosto dovete proprio essere coscienti di come stanno realmente le cose per voi, attimo dopo attimo. Quindi, se vi sentite tesi, noterete che vi sentite tesi; se arrabbiati, arrabbiati; se annoiati o assonnati, allora annoiati e assonnati. Ecco tutto. Vi limitate a osservare la vostra mente e il vostro corpo. Non è necessario alcun giudizio. In realtà, stiamo cercando di coltivare un orientamento non bellicoso, non reattivo, non giudicante verso la nostra esperienza di momento qualsiasi, solo percependo e sentendo che cosa è e, se possibile, lasciando andare ogni tendenza ad attaccare i pronomi personali agli stati emotivi.
L’altra istruzione fondamentale da avere presente quando si inizia una pratica formale della consapevolezza è semplicemente questa: ogni volta che avvertite che la vostra attenzione non è più sul respiro o sul corpo, osservate verso dove si sposta. In altre parole, prestate attenzione a che cosa avete in mente. Questo è molto importante perché porta i pensieri, i sentimenti, le immagini a livello consapevole e approfondisce la vostra familiarità e intimità con i vostri stati mentali. Una volta che avete reso consapevoli i pensieri, muovete la vostra mente intenzionalmente e ritornate sul respiro, o sul ventre o sulle narici, e cercate di cogliere le sensazioni e l’esperienza diretta di queste espirazioni e inspirazioni. Se la mente vaga lontana dal respiro mille volte, riportatecela mille volte, dopo aver reso consapevole ogni cosa che vi è passata nella mente, di qualunque cosa si tratti. Non dovete né seguire il contenuto dei vostri pensieri, né tentare di reprimere nessuna delle attività della vostra mente. Semplicemente osservatele, lasciate che siano e lasciatele andare, ritornando al respiro. Con il tempo, riuscirete a espandere la vostra pratica per includere altri oggetti di attenzione all’interno e oltre il respiro.
La pratica formale e quella informale vanno di pari passo. Una rafforza l’altra. In ultima analisi, la meditazione non è molto diversa dalla vita stessa. Mentre siete seduti immobili non fate i genitori, quindi ogni momento deve contare. Dobbiamo solo permettere ai nostri figli e a tutto il resto nella nostra vita di diventare i nostri maestri e di mantenere il più forte e vibrante possibile la nostra intenzione di essere presenti.
Ci sono molti altri modi per praticare formalmente la meditazione consapevole se trovate il tempo per farlo. Nelle sedute di riduzione dello stress le persone praticano una serie di metodi diversi, incluso il body scan, la meditazione assisa e lo hatha yoga consapevole. Altri particolari su queste cose e su come praticarle, nonché altri metodi, sono descritti in “Vivere momento per momento” e “Dovunque tu vada ci sei già“.
Da: Jon Kabat-Zinn, “Il genitore consapevole“. TEA, 2018.
Il genitore consapevole

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