
Il Buddhismo laico, o Buddhismo secolare, è la tendenza emergente che oggi accomuna moltissimi praticanti in Occidente. Stephen Batchelor ne delinea qui sinteticamente i tratti fondamentali.
Un recente effetto dell’incontro fra la modernità e il dharma è che in diverse parti del mondo sono sorti spazi buddhisti laici. Persone isolate e gruppi si dedicano alla pratica del dharma senza avere alcuna affiliazione con una scuola buddhista tradizionale. Questi nomadi spirituali tendono a imparare più dai testi e dai siti appartenenti a tutto il panorama buddhista che da un maestro di un lignaggio specifico. Il loro senso di appartenenza a una comunità può essere più virtuale che reale. Quando si incontrano di persona, possono farlo nel soggiorno di un appartamento come in un centro buddhista. Anche se sono diffidenti verso le credenze rigide, la devozione acritica e le istituzioni patriarcali della religione buddhista, possono tuttavia apprezzare le strutture dei gruppi più tradizionali e trarre beneficio dalla formazione che offrono. Alcuni sono profughi provenienti da queste organizzazioni. Hanno dedicato molti anni a un certo lignaggio buddhista, per poi abbandonarlo perché non possono accettare in buona fede le sue dottrine, approvare le sue polemiche sull’unicità, o arrendersi all’autorità dei suoi capi. Altri continuano a identificarsi felicemente come cristiani, ebrei o non credenti mentre si impegnano sinceramente nella pratica del dharma.
Nel 2005 ho cominciato a formulare una serie di tesi per definire il tipo di spazio buddhista laico in cui mi trovavo allora e in cui continuo a trovarmi: il tipo di spazio che ho descritto nel libro “Dopo il Buddhismo“. Qui di seguito ne offro una versione aggiornata:
DIECI TESI PER UN DHARMA LAICO
- Il buddhista laico è qualcuno che si impegna a praticare il dharma solo per il bene di questo mondo.
- La pratica del dharma comprende quattro compiti: abbracciare la sofferenza, lasciar andare la reattività, contemplare il cessare della reattività, e coltivare un modo di vita integrato.
- Tutti gli esseri umani, a prescindere dal loro genere, razza, orientamento sessuale, disabilità, nazionalità e religione, possono praticare questi quattro compiti. Ogni persona in ogni momento ha il potenziale di essere più risvegliata, più ricettiva e più libera.
- La pratica del dharma riguarda sia come parliamo, agiamo e lavoriamo in pubblico, sia come eseguiamo i nostri esercizi spirituali in privato.
- Il dharma è al servizio dei bisogni delle persone in tempi e luoghi determinati. Ogni forma che il dharma assume è una creazione umana transitoria e dipendente dalle condizioni storiche, culturali, sociali ed economiche che l’hanno generata.
- Il praticante rispetta gli insegnamenti di dharma tramandati dalle varie tradizioni cercando di applicarli con creatività, in modi appropriati al mondo così com’è ora.
- La comunità di praticanti è formata da persone autonome che si sostengono a vicenda nel coltivare il proprio sentiero. In questa rete di individui che condividono la stessa aspirazione, ciascuno rispetta l’uguaglianza degli altri e allo stesso tempo riconosce le conoscenze e le capacità di ciascuna persona.
- Il praticante si impegna a un’etica di cura, fondata sull’empatia, sulla compassione e sull’amore per tutte le creature che si sono evolute su questa terra.
- Il praticante si sforza di comprendere e di diminuire la violenza strutturale delle società e delle istituzioni, come pure le radici della violenza presenti in se stesso.
- Il praticante del dharma aspira a nutrire una cultura del risveglio che trae ispirazione da fonti buddhiste e non buddhiste, religiose e laiche.
Da: Stephen Batchelor, “Dopo il buddhismo. Ripensare il dharma per un’epoca laica“, Astrolabio Ubaldini, 2018.
Vuoi ricevere gli aggiornamenti da Zen in the City?
Inserisci il tuo indirizzo per ricevere aggiornamenti (non più di 1 a settimana):
Dopo il buddhismo. Ripensare il dharma per un’epoca laica

You need to login or register to bookmark/favorite this content.