Cosa insegna Thich Nhat Hanh dall’ospedale

Thich Nhat Hanh, il più celebre e venerato maestro buddhista vivente, 88 anni, è ricoverato all’ospedale di Bordeaux per una grave emorragia cerebrale. Mentre i milioni di seguaci e simpatizzanti in tutto il mondo sono in apprensione, per la paura di perdere un importante punto di riferimento, è interessante sapere cosa provano le persone a lui più vicine, cioè i monaci e le monache che vivono nel centro di pratica di Plum Village.
Un incontro con alcuni di questi monaci, oggi a Roma, è stata l’occasione per raccogliere testimonianze dirette. Il maestro zen è in ospedale, le sue condizioni sono stabili, ma pare che stia “recuperando le forze” e assorbendo l’emorragia anche se, considerata la patologia, i rischi per la sua salute sono molto alti.
Eppure i monaci sorridono. Perché?
In ospedale Thich Nhat Hanh è assistito da ben 10 membri della comunità, tutti a lui molto vicini, quindi è a stretto contatto con le persone che lo conoscono meglio e gli vogliono bene. Le cure che gli vengono offerte sono il meglio che la Francia oggi può offrire e il personale infermieristico viene a visitarlo anche fuori dell’orario di lavoro, per il senso di pace che si prova in quella stanza. Il contesto, dunque, è molto rassicurante. Inoltre, sembra proprio che sia completamente nel suo respiro, come se – anche in uno stato di apparente incoscienza – continuasse a impartire il suo insegnamento: “fermati, torna al respiro, torna al respiro; usa il respiro per prendersi cura di sé stesso…”
“In questi giorni la gioia e il dolore convivono nel mio cuore”, dice un giovane monaco. La gioia deriva proprio da lui, questo maestro che gli ha insegnato a trasformare in gioia ogni momento, anche solo a partire dal respiro. Il dolore c’è, e non si può negare. Ma gioia e dolore sono due facce della stessa medaglia, come Thich Nhat Hanh ha detto tante volte. Una non può esistere senza l’altro.
“Sappiamo che è con noi in ogni cosa che facciamo“, testimonia una monaca. “Quando vi ho visto” – dice ai partecipanti all’incontro romano – “ho capito che Thay è in ciascuno di noi. Se non avesse viaggiato tanto, questo non sarebbe possibile. Siamo tutti la sua continuazione. Ogni volta che pratichiamo, lui è con noi”.
“Thay (come viene affettuosamente chiamato da seguaci e amici) in questo momento è all’1 per cento nel suo corpo e al 99 per cento nel corpo del Sangha, la comunità”, sintetizza efficacemente un’altra monaca. Poi ricorda che invecchiare, ammalarsi e morire sono cose assolutamente normali, come parte della nostra vita. Lo fa con un sorriso sincero, non affettato, forse grazie anche a una lunga pratica con le cinque rimembranze.
Paura del futuro
Ma le precarie condizioni di salute di un leader di tale importanza non possono non destare preoccupazione. È la stessa preoccupazione per il futuro che prima o poi affligge tutti noi, per i tanti accadimenti della vita, nella sua intrinseca precarietà.
“Quando mi assale la paura per la vita di Thay, per ciò che sarà di noi”, dice una monaca, “osservo questa mia paura e vedo i semi della preoccupazione che erano già presenti in me, che ho ricevuto dalla mia educazione famigliare, e così posso praticare anche con quei semi”. Niente male, no?
“Vivere pienamente nel momento presente è il modo migliore per prendersi cura del futuro“, aggiunge un suo confratello. “Se osserviamo in profondità i platani del Lungotevere, così come sono in questi giorni d’autunno, possiamo vedere come in ciascuno di loro ci siano già tutte le condizioni affinché fioriscano in primavera. “I semi della paura sono già presenti in noi. L’importante è non alimentare con la legna dei pensieri il fuoco della paura che ne può scaturire”. Possiamo farlo proprio nel momento presente.
È incedibile quali insegnamenti possa impartire questo maestro anche mentre si trova in uno stato di apparente incoscienza in ospedale, attraverso il suo “corpo del Sangha”.
Se vuoi condividere cosa significa per te questo momento, per favore, lascia un commento.
Rimani a contatto con gli insegnamenti di Thich Nhat Hanh:
[La foto è di Viviana Ballini]
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Grazie per questo pacificante articolo. Per me Thay è come un Grande Amico che mi accompagna nell’autunno della vita.
Thai ha lasciato ogni attaccamento all’ego, dunque il suo respiro supera la sfera individuale e
si unisce al respiro di tutti gli esseri per guarirli dalla paura.
Sono colmo di gratitudine.
Mainato
GRAZIE per questo bellissimo articolo! Purtroppo non ho potuto essere presente all’incontro di domenica scorsa con i monaci; leggere questo resoconto è per me un vero regalo! Un inchino grato e un sorriso, Cristiana
Grazie per l’articolo.
Thay respira con me.
Un sorriso.
Grazie Thay per le Tue condivisioni, per averci mostrato che la Pace è ogni passo, respirare consapevoli di respirare, al miracolo della vita, ad accettare la sofferenza propria e altrui, a sviluppare il più possibile l’Amore, per chi ti è amico ma nche per chi non lo è, per la famiglia qualunque essa sia, per le Comunità, verso tutti indistintamente, verso la nostra Madre Terra e verso qualsiasi creatura vivente.
Continua a insegnarci come hai sempre fatto, con pazienza, compassione e generosità……………………………Buona Continuazione Thay
ho letto con interesse le testimonianze ed è nata in me una tenera emozione alla presa di coscienza di essere la continuazione del nostro amato Maestro e per il sangha tutto; sento di farne parte appieno e il cuore si espande di gioia.filomena
l’invito più bello che ho ricevuto dal maestro Thich è che Thaj non è solo semplicemente Thich Nath Hanh..ed io non sono solo semplicemente Alfredo, siamo entrambi anche ben altro…uno stesso ben altro…da ciò scaturisce una leggerezza di appartenenza molto ma molto ampia…di quella che conoscevo.
grazie mille x il conforto.che.ci viene.dato in questo momento. Anche dal.letto dell’ospedale Thay ci dá una mano 🙂
Carissimi,nel mio cuore il dolore prevale sulla gioia per le condizioni del nostro Thay. Un suo miglioramento ridonerebbe più gioia e meno dolore in tanti cuori,auguriamocelo amici. Condividiamo una preghiera meditativa.
Grazie
QUI E ORA sempre
Nei momenti complicati della mia esistenza ho sentito l’esempio di Thay vicino a me, ho parlato di lui con altre persone che stanno imparando ad amare i suoi insegnamenti. mi sento vicina alle gioie e ai dolori de monaci perché anch’io mi sento parte del sangha. Mio figlio ed io spesso torniamo al respiro e ci impegniamo a vivere il momento presente e a sorridere come ci hanno insegnato i monaci l’estate scorsa a Plum village. Quando bevo il tè penso alle nuvole. Grazie Thay, grazie sangha.
Sono la tristezza, la rabbia, disperazione.
Respiro, osservo, accolgo, amo e lascio andare.
Qui, proprio ora, sono mille.
Sono la tempesta nelle mie lacrime, la bonaccia nelle mie labbra.
Ora posso respirare.