Sei incapace al computer? Adottalo come genitore

incapace al computer

Mi capita spesso di ricevere email di lettrici del blog che si dichiarano imbranate nell’uso del computer, dal momento che non riescono a fare cose tipo scaricare brani mp3 o trovare certi contenuti. “Ah, come sono incapace!”. Suona più come un pensiero rassicurante, perché conferma l’idea che ci siamo fatti di noi stessi, che una preoccupazione. Come uscirne? Fare del computer stesso il proprio maestro. Anzi, adottarlo come genitore.

Del resto in questo blog abbiamo conosciuto già molti insoliti maestri : il semaforo, il gatto, il fiore, l’albero, persino il prurito. Niente di strano che possa diventarlo anche il computer.

La questione è in parte generazionale. Se chi viene su Zen in the City rispecchia le caratteristiche dei fan della nostra pagina Facebook (vedi grafico a fondo pagina) è mediamente una persona cresciuta nel 20° secolo, quando non c’era internet.

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Ma poi scatta il meccanismo di sentirsi inadeguati: è arrivata questa cosa nuova nella mia vita che non riesco a gestire, non sono all’altezza. È un pensiero rafforzato dal confronto con gli altri, circondati come siamo da persone che smanettano senza problemi.

La realtà dell’impermanenza

Ma la realtà, se vogliamo vederla con più attenzione, è che i dispositivi digitali cambiano continuamente: già la parola “computer” è già in parte obsoleta, perché la gente per andare su internet preferisce il tablet o lo smartphone, oggetti che 10 anni fa non potevamo neanche immaginare. Nell’informatica tutto cambia a una velocità impressionante: 5 anni fa nessuno usava Facebook, tra 5 anni tutti non potremo fare a meno di qualcos’altro che oggi forse non esiste ancora.

Perciò è molto difficile rimanere al passo coi tempi ed essere in grado di usare le funzioni sempre in evoluzione di siti, app e applicazioni. Perché la realtà digitale è impermanente, cambia di continuo, esattamente come il mondo dove abitiamo sin dalla nascita. Persino i giovani non riescono a usare certi tipi di dispositivi.

Ma noi genitori ci tramandiamo di generazione in generazione l’abitudine di richiedere “prestazioni” ai nostri figli, a casa, a scuola, nello sport. Di sanzionarli quando fanno qualcosa di “sbagliato”. E piantiamo nei nostri figli i semi dell’insicurezza, che germogliano e crescono nell’età adulta, a volte a dismisura.

Allora perché non adottare il proprio computer come genitore? Lui sa che le tecnologie digitali cambiano di continuo e non ci chiede mai di essere “bravi”. Pazienza se non riusciamo a fare tutto. E i nostri genitori di sangue non si offenderanno.

fan facebook maggio 2014

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[La foto è di jseliger2, New York, Usa]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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