
In sintesi – Questo ultimo incontro del corso “Affrontare l’ansia per il futuro con la meditazione” si pone come momento di sintesi rispetto al percorso intrapreso, nel corso del quale abbiamo spaziato tra le due polarità dell’ansia motivata da preoccupazioni di carattere personale, e l’ansia motivata da motivazioni di carattere generale. Quale risposta al primo tipo di ansia, è stata proposta la pratica di trovare un punto di ancoraggio al quale ritornare periodicamente per rientrare nell'”isola del sé”, nella quale trovare conforto in ogni momento. Quale risposta al secondo tipo di ansia, è stata proposta una versione della Pratica del toccare la Terra di Thich Nhat Hanh mirata a ritrovare l’unità con la Terra stessa.
Lettura di riferimento
Quando guardiamo alla nostra formazione corporea, vediamo la Madre Terra dentro di noi, e così vediamo che anche l’intero universo è dentro di noi. Una volta acquisita questa consapevolezza dell’inter-essere, è possibile avere una vera comunicazione, una vera comunione con la Terra. Questa è la più alta forma di preghiera possibile.
Esprimere la nostra devozione per la Terra non significa divinizzarla o credere che sia più sacra di noi. È amarla, prendersi cura di lei e rifugiarsi in lei. Quando soffriamo, la Terra ci abbraccia, ci accetta e ripristina la nostra energia, rendendoci di nuovo forti e stabili. Il sollievo che cerchiamo è proprio sotto i nostri piedi e intorno a noi. Molte delle nostre sofferenze possono essere guarite se ce ne rendiamo conto. Se comprendiamo la nostra profonda connessione e relazione con la Terra, avremo abbastanza amore, forza e risveglio per prenderci cura di noi stessi e della Terra, in modo che entrambi possiamo prosperare.
(Thich Nhat Hanh)
Pratiche
In sintesi, la prima pratica proposta consiste nel trovare nel corpo un punto di “ancoraggio” al quale riferirsi quando è il momento di trovare un pieno raccoglimento, che consenta di stare nel momento presente. Rimanere concentrati su quel punto consente di essere focalizzati nel qui e ora e trovare conforto in quella che viene chiamata “isola del sé“. L’isola del sé è sempre a disposizione, in ogni momento, ma è necessario essersi precedentemente esercitati a lungo nella meditazione.
Quando siamo presi da un’emozione spiacevole, anche molto forte, tornare all’isola del sé ci consente di trovare conforto e di vedere quell’emozione per quello che è: un’emozione, destinata a evolversi nel tempo.
La seconda pratica riguarda il nostro rapporto con l’ambiente e con la Terra ed è stata ideata da Thich Nhat Hanh:
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