
Pratichiamo con Zen in the City - Settimana 7

Il tema di questa settimana è l’amore per se stessi. L’amore per se stessi è un ingrediente indispensabile per la felicità ma anche per un amore profondo nei confronti degli altri. Per alcuni è un sentimento che sorge spontaneamente, per altri sembra irraggiungibile. Dipende molto dall’esperienza che abbiamo vissuto da bambini. Ma la capacità di amare noi stessi è sempre presente in noi. Ciò che un cammino spirituale può aiutarci a fare è riconoscerla e farla fiorire. L’amore per se stessi non è il sentimento egoico di Narciso. Al contrario, è possibile conquistarlo lasciando andare l’ego e vedendo in sé le caratteristiche universali dell’umanità. Quando si comprende profondamente che amare se stessi e amare gli altri sono la stessa cosa, il più è fatto. Ci eserciteremo imparando a prenderci cura di noi stessi in ogni occasione.
Esplora le diverse proposte che trovi nel menù e adottale per la tua pratica ne corso di questa settimana. Decidi tu liberamente quanto praticare, ma ricorda che la cosa più importante è praticare tutti i giorni, anche per pochi minuti! ?
Giornata pigra
Nella nostra società, abbiamo la tendenza a considerare il non fare niente come qualcosa di negativo, se non addirittura di malvagio. Ma quando ci perdiamo nelle attività, non facciamo altro che diminuire la qualità della nostra vita. Facciamo a noi stessi un disservizio. È importante, invece, preservare noi stessi, la nostra freschezza e il buon umore, la nostra gioia e la compassione.
Nel Buddhismo, coltiviamo l’”assenza di scopo”, e infatti, nella tradizione buddhista, la persona ideale, un “arhat” o “bodhisattva”, è una persona poco occupata, qualcuno senza un posto di preciso dove andare o qualcosa da fare. La gente dovrebbe imparare come stare lì semplicemente, non facendo niente.
Provate a passare una giornata senza fare niente; noi la chiamiamo una “giornata pigra”. Eppure, per molti, abituati a correre da una parte all’altra, una giornata pigra è realmente un compito assai arduo! Non è facile essere e basta. Se riuscite a essere felici, rilassati e sorridenti, quando non state facendo qualcosa, siete abbastanza forti.
Non fare niente porta qualità nell’esistenza, ed è molto importante. Così, non fare niente è veramente qualcosa. Per favore, scrivetelo e mettetelo in evidenza all’interno della vostra casa: Non fare niente è qualcosa.
Tratto da: Thich Nhat Hanh, “Answers from the Heart”, Parallax, 2009.
Uno stile di vita radicato sull’amore per se stessi non può che essere imperniato su abitudini quotidiane salutari. Così come un genitore che vuole il bene per i propri figli cura la loro salute in tutti i modi che gli sono possibili, così prendersi cura di se stessi è la conseguenza naturale del volersi bene.
Per alcuni di noi è più facile volersi bene, per altri meno. Qui entra in gioco la pratica, perché anche se non siamo persone abituate a volerci bene, possiamo introdurre nella nostra vita elementi utili a favorire una trasformazione in questo senso. Se non ci vogliamo troppo bene e non abbiamo l’abitudine a trattarci bene con azioni salutari, possiamo partire dalle azioni per imparare a volerci bene. È un training. Tutta la vita è un training.
Dunque prova a esaminare quali abitudini salutari potresti inserire nella tua vita, se non sono già presenti, come ad esempio: camminare molto e in generale fare tutti i giorni qualche forma di attività fisica, fare le scale a piedi, mangiare moderatamente, evitare o limitare gli alcolici, non fumare, mangiare molta frutta e verdura, bere molta acqua, meditare tutti i giorni, eccetera. Non prendere alla lettera questi esempi, che sono tarati su una persona già in salute e senza disabilità. Considera il tuo caso specifico.
Ma attenzione: adottare abitudini salutari non significa necessariamente essere salutisti. Non ti identificare in alcun ruolo. Non fare del salutismo un’ideologia, una forma di distinzione tra te e gli altri. Fai attenzione a tutte le forme di attaccamento, compresa questa. Ma anche a tutte le forme di avversione, come ad esempio la paura di ammalarsi o soffrire fisicamente.
La pratica che propongo è adottare abitudini salutari solo per il gusto di farlo, quale forma di tenerezza e cura verso se stessi. Se si pensa che un certo stile di vita ci farà campare più a lungo o vivere meglio, cadremmo nella trappola di avere un fine, un progetto di vita. La vita non ammette scopi, è una danza che va vissuta.
Inoltre, essere salutisti per vivere più a lungo o non ammalarsi è un’illusione. Le cose accadono per una catena intricata a complessa di cause e condizioni, la maggior parte delle quali sfugge al nostro controllo. Ci possono capitare tante cose nella vita. Dunque meglio godersela fino in fondo. E anche le abitudini salutari, se adottate senza scopo, possono contribuire in modo determinante a godercela, questa unica, irripetibile e brevissima vita.
La gatha è un verso recitato mentalmente, in sincronia con il respiro, come supporto alla pratica di consapevolezza, sia nella vita quotidiana, sia nella pratica meditativa vera e propria. L’uso della gatha è stato reso popolare in tempi moderni dal maestro zen Thich Nhat Hanh. Ogni settimana proponiamo una gatha, da recitare in una specifica situazione in questo periodo di 7 giorni.
Ecco la gatha di questa settimana:
Sedendo per fare colazione
Seduto in pace, sorrido.
Inizia il nuovo giorno.
Faccio voto di viverlo a fondo, in presenza mentale.
A volte il modo più efficace per affrontare i grandi problemi è di scegliere soluzioni semplici. Se il nostro problema è che non ci amiamo abbastanza, non dobbiamo considerarlo insormontabile. Certo, se pensiamo che le radici del problema risalgono all’infanzia, e questo è verosimile, ci sentiamo frustrati, perché tornare indietro nel tempo è impossibile. Allora che fare?
Vediamo cosa ne pensa Thich Nhat Hanh, il maestro della semplicità nella profondità. Abbiamo qui due spezzoni di video, che costituiscono le due parti della risposta alla domanda “Come faccio ad amarmi?” I suggerimenti che lui ci dà sono applicabili da chiunque e lo sono da ora, senza bisogno di rimandare a tempi migliori.
In questo primo video, il maestro zen ci invita a riprendere contatto col nostro corpo. Del nostro corpo ci dimentichiamo spesso, così presi da tante cose, ma con l’aiuto del respiro possiamo ristabilire un contatto con esso. E così possiamo apprezzarne tutta la bellezza e, guardando in profondità, vedere come sia connesso direttamente non solo coi nostri genitori, i nostri antenati e le generazioni future, ma perfino con l’intero cosmo.
Nella seconda parte della risposta ci invita a osservare meglio il corpo, perché potrebbe esserci della tensione, del dolore. Il motivo è che abbiamo permesso a tensione e dolore per troppo tempo di accumularsi, trascurando il nostro corpo, non degnandolo di sufficiente attenzione.
Con la respirazione consapevole non solo possiamo tornare al corpo per osservarlo, ma anche per portargli sollievo. Qui Thich Nhat Hanh aggiunge un elemento tipico del suo insegnamento: quello di godersi il momento presente. Con il contatto creato attraverso il respiro tra la mente e il corpo, quest’ultimo prova piacere, sollievo, generando addirittura un sentimento di gioia e di felicità.
Amare se stessi è dunque possibile, riconoscendo gli elementi che danno sollievo e guarigione per generare gioia e felicità, grazie alla consapevolezza. La consapevolezza genera visione profonda e quest’ultima consente di vedere la sofferenza e le sue cause e dunque soffrire di meno. E se uno soffre di meno fa soffrire meno anche gli altri.
Osho – Come puoi amare qualcuno se non ami prima te stesso?
Come puoi amare qualcuno se non ami prima te stesso? Per Osho, qualsiasi sia la maniera in cui stai con te, così stai anche con gli altri. Il passo fondamentale da compier è prima di tutto quello di accettare se stessi.
Se non ami te stesso non potrai mai amare nessun altro. Se non puoi trattarti con amore non puoi trattare gli altri con amore. È psicologicamente impossibile.
Qualsiasi sia la maniera in cui stai con te, così stai anche con gli altri. Questa è un’idea fondamentale, accettala. Se odi te stesso odierai gli altri; e ti hanno insegnato ad odiarti. Nessuno ti ha mai detto “Ama te stesso!”. L’idea stessa sembra assurda: amare se stessi? L’idea stessa non ha senso: amare se stessi? Pensiamo sempre che per amare ci voglia qualcun altro. Ma se non impari con te non potrai praticarlo con altri.
Ti hanno detto, condizionandoti costantemente, che tu non hai nessun valore. Ti hanno detto in tutti i modi, ti hanno dimostrato, che sei indegno, che non sei quello che dovresti essere, che non sei accettato così come sei. Ci sono molti “dovresti” che pesano sulla tua testa, e questi “dovresti” sono quasi impossibili da realizzare. E quando non puoi soddisfarli, quando non compi questi obiettivi, ti senti condannato. Sorge un odio profondo nei tuoi confronti.
Il primo passo è: Accettati come sei; abbandona tutti i “dovresti”. Non portare nessun “dovresti” nel tuo cuore! tu non devi essere qualcun altro; non ci si aspetta che tu faccia qualcosa che non ti è proprio. Devi essere solo te stesso. Rilassati e sii te stesso. Rispettoso con la tua individualità, e abbi il coraggio di foggiare la tua firma personale. Non continuare a copiare le firme di altri.
Quando non stai cercando di trasformarti in qualcun altro, a questo punto rilassati semplicemente; allora nasce la grazia. Allora ti riempi di grandezza, splendore, armonia…perché allora non c’è conflitto! Nessun lungo in cui dirigersi, nulla per cui lottare, nulla da forzare, da importi violentemente. Diventi innocente.
In questa innocenza sentirai compassione e amore per te. Ti sentirai così felice con te stesso che addirittura se Dio viene e bussa alla tua porta dicendo: “Ti piacerebbe essere qualcun altro?”, tu dirai: “sei impazzito? Sono perfetto! Ti ringrazio però non cambiare nulla di me; sono perfetto come sono” [..]
Le rose fioriscono così meravigliosamente perché non stanno cercando di convertirsi in fiori di loto. E i fiori di loto fioriscono così meravigliosamente perché non hanno sentito storie di altri fiori. Tutto nella natura prosegue così meravigliosamente in armonia, perché nessuno sta cercando di competere con altri, nessuno sta cercando di diventare un altro. Tutto è come deve essere.
C’è da comprendere solo questo! Cerca solo di essere te stesso e ricorda che non puoi essere null’altro, per quanto ci provi. Tutti gli sforzi sono vani. Devi solo essere te stesso.
Esistono solo due cammini. Uno è quello del rifiuto di te, ma continuerai ad essere lo stesso. L’altro è quello di accettarti, donandoti, provando gusto, apprezzandoti, ma anche in questo caso continuerai ad essere lo stesso. La tua attitudine può essere differente, ma tu sarai sempre la persona che sei. Ma una volta che ti accetti sorge la pienezza.
Da: Osho, “A Sudden Clash of Thunder”, 1977.
Meditazione guidata di amore per se stessi
Che io possa prendermi cura di me
di quello che mi piace di me e di quello che non mi piace
di quello che conosco di me
e di quello che non conosco
Che io posso prendermi cura di tutto ciò
con amorevole gentilezza
Che io possa vedere sempre più chiaramente
e sradicare sempre più profondamente
le cause della sofferenza: l’attaccamento, l’avversione, la non visione
dentro e fuori di me
Che io possa essere libero
da tutta la sofferenza non necessaria
Che io possa essere felice e in pace
con tutto ciò che viene e tutto ciò che se ne va
[Questa meditazione è tratta dagli insegnamenti di Alberto Cortese]
Ascolta l’audio della meditazione guidata:
La poesia può costituire un efficace punto di riferimento nella pratica di meditazione. Per le sue caratteristiche di espressione linguistica dal significato non univoco, si presta all’esplorazione. Non un esplorazione concettuale, basata sul ragionamento, ma un entrare in contatto intimo col significato profondo delle parole, un significato che può essere anche senza parole. Il consiglio di Zen in the City è di leggere la poesia 2 volte, in caso anche di più, poi chiudere gli occhi e lasciare per 10 minuti che i versi risuonino all’interno della nostra coscienza.
Il giardino dimenticato
(Antonio Machado)
Il vento, una mattina chiara, chiamò
il mio cuore con una fragranza di gelsomino.
“In cambio di questo mio profumo di gelsomino,
tutto l’aroma delle tue rose voglio”.
“Non ho rose; tutti i fiori
nel mio giardino sono morti”.
“Allora prenderò i petali appassiti
e le foglie gialle e l’acqua della fontana”.
Il vento se ne andò. E io piansi. E dissi
a me stesso: “Che cosa hai fatto, anima mia,
al giardino che ti era stato affidato?”.
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