
Pratichiamo con Zen in the City - Settimana 4

Il tema di questa settimana è lasciare andare. Si tratta di un aspetto poco esplorato nella nostra cultura, al di fuori dell’ambito strettamente psicologico, ma di grande interesse da un punto di vista spirituale. Il lasciare andare implica una disponibilità alla resa, ed è il presupposto per una comprensione più piena della realtà, ma anche di una maggiore apertura verso gli altri. Esercitandoci a lasciare andare con la meditazione, possiamo liberarci di tante costrizioni alle quali ci sottoponiamo, anche involontariamente. La meditazione è una resa al momento presente, un prendere atto di ciò che c’è ora e qui, senza tensioni. L’attitudine a lasciare andare che si sviluppa nel corso del tempo risulta poi molto utile in tante circostanze della vita.
Esplora le diverse proposte che trovi nel menù e adottale per la tua pratica ne corso di questa settimana. Decidi tu liberamente quanto praticare, ma ricorda che la cosa più importante è praticare tutti i giorni, anche per pochi minuti! ?
Meditazione della pipì
Quello della pipì è un ottimo momento per meditare, ed è l’occasione per eccellenza per lasciare andare. È la circostanza perfetta, anche se breve, che ci consente di realizzare quell’unione di mente e corpo, nella presenza mentale, che è l’essenza stessa della meditazione. Qualunque cosa stiamo facendo, ogni volta che andiamo in bagno, possiamo concedere una pausa alla nostra attenzione e riprendere contatto con il corpo. Ecco come fare.
1) Se sei maschio e vuoi fare la pipì in piedi*, per prima cosa rilassa le spalle, poi ruota il bacino in avanti, come se avessi una coda che vuoi mostrare a chi ti sta di fronte. Aggiusta quindi l’equilibrio, in modo da portare più peso sui talloni. Ora sei in una posizione che favorisce la presenza mentale, e ti aiuta a renderti conto di qual è, in realtà, la tua postura abituale.
Se fai la pipì in posizione seduta, rilassa comunque le spalle e abbi cura che la schiena sia diritta, con la spina dorsale non rigida, e con la testa protesa verso l’alto, come se un filo ti allungasse verso il soffitto, ma senza fare ruotare il mento. Apri bene le spalle. Sentiti una persona aperta, fiera e piena di dignità.
2) Ora, che sei in pieno contatto col tuo corpo, goditi pienamente l’azione rilassante e liberatoria dell’atto di fare la pipì. Una possibilità potrebbe essere quella di recitare mentalmente questa frase guida (“gatha”):
Eccomi, sono qui,
in pieno contatto col mio corpo.
Lascio una parte di me stesso/a
in questo ambiente che mi accoglie.
Quello che ora sta succedendo è che rilasci qualcosa di te nell’ambiente che ti circonda. In realtà, lo fai in ogni momento della vita coi tuoi pensieri, le tue parole, le tue azioni. È quello che viene chiamato karma. Ma in questo preciso momento te ne puoi rendere conto più direttamente.
E l’ambiente nel quale ti trovi è disposto ad accettare quello che per te è un rifiuto, poi lo lascerà andare nella Terra, che accoglie sempre tutto senza discriminare, né giudicare. È un ambiente che ti ospita, nel quale la tua presenza è inevitabilmente provvisoria. Anche se si tratta di casa tua. È il modo in cui stai nel mondo.
3) Sperimenta anche, fino in fondo, la dimensione del lasciare andare. Ora è molto facile farlo. Nei momenti più difficili della vita, ti sarà molto d’aiuto. In alternativa alla precedente, puoi recitare mentalmente quest’altra gatha:
Mi rilasso e lascio andare.
Non c’è niente da trattenere.
Se ci pensi, anche Gesù, duemila anni fa, faceva lo stesso, e prima di lui il Buddha. Puoi trasformare la tua pipì in una profonda esperienza spirituale, come molto probabilmente facevano loro.
4) Quando hai finito con la tua pipì, se puoi, prenditi ancora un attimo. Richiudi il coperchio del water e, dopo aver tirato l’acqua, ti ci puoi sedere sopra. Chiudi gli occhi, respira e concentrati sul respiro, finché non senti che lo sciacquone si è ricaricato completamente.
Il maestro zen Shunryu Suzuki-Roshi – fondatore del San Francisco Zen Center e famoso per aver reso popolare lo zen negli Stati Uniti – ha paragonato l’atto di andare al bagno alla meditazione, perché si tratta, in entrambi i casi, di azioni di svuotamento e conseguentemente di liberazione. Evacuare dal corpo è come liberare la mente.
Nella vita di tutti i giorni, mangiamo molte cose, buone e cattive, elaborate e semplici, gustose e non troppo gustose. Più tardi, dobbiamo andare in bagno. Allo stesso modo, dopo aver riempito la testa, pratichiamo la meditazione seduta. Altrimenti, la nostra attività mentale finirebbe per diventare non salutare.
* Se non sei in un bagno pubblico a grande frequentazione, considera la possibilità di sederti: in questo modo, ridurrai al minimo il tuo impatto, lasciando l’ambiente più igienico e risparmiando lavoro a chi dovrà pulire.
Da: Paolo Subioli, “Zen in the city. L’arte di fermarsi in un mondo che corre“, Edizioni Mediterranee, 2015.
La dimensione del lasciare andare ci sfida in ogni momento della vita quotidiana ad assumere l’atteggiamento ani-intuitivo del mollare la presa, rinunciare a reagire, accettare le cose così come sono. Molti di noi sono stati educati a prendere in mano la propria vita, avere le idee chiare su cosa vogliamo e dove vogliamo arrivare, curare i nostri interessi, far valere i nostri punti di vista, impegnarci per un mondo migliore. Il lasciare andare è legato alla rinuncia e per questo non ci riesce troppo facile adottarlo come punto di riferimento e tanto meno come stile di vita.
Ma l’esperienza dovrebbe averci insegnato che il cambiamento è l’essenza della vita. Tutto cambia di continuo, a partire da noi stessi. Accettare il cambiamento è implicitamente lasciare andare. C’è poi la reattività. Di fronte a ogni stimolo al quale siamo esposti, tendiamo a reagire istantaneamente, con un movimento di attaccamento o di avversione, a seconda che lo stimolo sia percepito come piacevole o spiacevole. Tale reattività è la fonte di tutti i nostri guai e l’insegnamento centrale del Buddha è stato proprio quello di lasciare andare la reattività. Ecco dunque alcuni consigli per esercitare in concreto la dimensione del lasciare andare.
Lasciare andare i muscoli. Mente, corpo ed emozioni sono strettamente interconnessi, inseparabili in ogni istante. Le tensioni del corpo, ad esempio, riflettono sempre tensioni a livello emotivo. Se impari a rilassare i muscoli ogni volta che ti è possibile, il tuo benessere psico-fisico ne gioverà in maniera enorme. Puoi farlo in ogni occasione grazie a un semplice trucco: rilassare i muscoli e le parti del corpo che in quel momento non ti servono. Prova in occasioni come quando sei in attesa al semaforo rosso, o in una qualsiasi altra condizione di attesa, come la fila al supermercato, l’ascensore, l’avvio del computer. Alcuni muscoli gradiscono particolarmente questo trattamento: i muscoli del viso, del collo, delle spalle. Ogni tanto, potresti fare un rilassamento completo, o body-scan, anche solo per 10 minuti e perfino in posizione seduta.
Lasciare andare l’aria. L’espirazione è il movimento per eccellenza del lasciare andare. Ad ogni espirazione, ci liberiamo dell’aria che abbiamo utilizzato per nutrire il nostro corpo e tale movimento rilassa l’intero corpo. Il bello dell’espirazione è che è perennemente presente e a portata di mano. Ogni volta che riusciamo a rivolgerle la nostra attenzione – e possiamo farlo sempre – proviamo un senso reale di liberazione.
Lasciare andare le occupazioni mentali. Siamo abituati all’idea che la mente debba essere sempre occupata con qualcosa. Appena succede che non abbiamo da fare nulla in particolare, anche solo per 10 secondi, prendiamo il telefono e cerchiamo lì un intrattenimento. Appena si crea il silenzio in casa o in automobile, accendiamo la TV o la radio. Pensaci bene. La maggior parte delle volte non c’è niente di particolarmente interessante. Prova ad accettare l’idea di non fare niente in particolare. Niente. Puoi farlo per secondi, minuti e perfino per ore. La nostra mente si è evoluta – rimanendo poi la stessa – in un periodo storico nel quale per la maggior parte del tempo non avevamo niente da fare. È una dimensione che a lei piace, in fondo. Prova ad assecondarla.
Lasciare andare le opinioni. Praticando la meditazione, ci esercitiamo a osservare i carattere impermanente delle sensazioni per rinunciare al coinvolgimento e all’attaccamento nei loro confronti. Nel corsi di una discussone, o di uno scambio di idee, possiamo adottare lo stesso movimento: fare un passo indietro, quando necessario, senza attaccarci a tutti i costi alle nostre opinioni. Ne può scaturire qualcosa di bello. La prossima volta che sei in contrasto con qualcuno in una discussione, chiediti: preferisco avere ragione o esser felice?
La gatha è un verso recitato mentalmente, in sincronia con il respiro, come supporto alla pratica di consapevolezza, sia nella vita quotidiana, sia nella pratica meditativa vera e propria. L’uso della gatha è stato reso popolare in tempi moderni dal maestro zen Thich Nhat Hanh. Ogni settimana proponiamo una gatha, da recitare in una specifica situazione in questo periodo di 7 giorni.
Ecco la gatha di questa settimana:
Respirando
Inspirando, so che sto inspirando.
Espirando, so che sto espirando.
Mentre l’inspirazione diventa profonda,
l’espirazione diventa lenta.
Inspiro e calmo il corpo
Espiro e provo agio
Inspiro e sorrido dolcemente
Espiro e mi rilasso.
Dimorando nel momento presente,
so che è un momento meraviglioso.
Lasciare andare permette alla mente e al corpo di rilassarsi. Il rilassamento non è semplicemente prendersi un momento di relax durante o al termine di una giornata di lavoro. Esso può costituire un passaggio fondamentale in direzione della liberazione, del nirvana.
Il rilassamento può diventare un fattore chiave di liberazione in due modi.
- Il primo modo ha a che fare con l’atteggiamento che assumiamo nella meditazione. Se ci poniamo in un atteggiamento di “attenzione rilassata“, non siamo assorbiti o focalizzati su qualcosa in particolare, non ci stiamo sforzando di fare o ottenere qualcosa. Siamo rilassati in quanto aperti a tutto ciò che può arrivare: stati della mente e del corpo, sensazioni ed emozioni. Questa è la condizione della mente quieta, che non si lascia intrappolare dagli avvenimenti e riesce a vedere le cose per quello che sono veramente.
- Il secondo modo è legato al nostro rapporto con la sofferenza e col desiderio. La prima nobile verità proclamata dal Buddha è l’enunciato che la sofferenza esiste. Questo succede perché reagiamo agli avvenimenti della vita con attaccamento e avversione. Ci attacchiamo alle cose che ci piacciono e che vorremmo durassero per sempre, ma poi rimaniamo delusi. Rifiutiamo le cose che non ci piacciono anche quando sono inevitabili, e anche in questo caso soffriamo. Siamo invitati a mollare la presa. Se riusciamo ad avere un atteggiamento rilassato nei confronti sia di ciò che desideriamo, sia delle avversità, saremmo in grado di vederne la natura impermanente (prima o poi cessano) e condizionata (esistono per cause e condizioni che appartengono al passato). Il rilassamento della meditazione ci aiuta a vedere la realtà per quello che è.
Thich Nhat Hanh – Lasciare andare
Il maestro zen Thich Nhat Hanh ci insegna a lasciare andare tutto ciò che non è essenziale per il nostro benessere e costituisce un ostacolo alla nostra vera gioia e felicità.
Un giorno il Buddha sedeva nella foresta con un certo numero di monaci, quando passò un pastore, le cui mucche erano sfuggite. Vedendo i monaci, il pastore domandò se non le avessero per caso viste passare. Il Buddha disse: “No, non le abbiamo viste passare di qua; forse dovresti cercarle in un’altra direzione”.
Quando il contadino se ne andò, il Buddha si rivolse ai monaci, sorrise e disse: “Cari amici, dovreste essere molto felici. Non avete mucche da perdere”.
Una pratica che potremmo fare è quella di prendere un pezzetto di carta e scrivervi il nome delle nostre “mucche”. Potremmo osservare noi stessi in profondità per vedere se siamo in grado di lasciarne andare qualcuna. Magari consideravamo certe cose essenziali per il nostro benessere, ma, grazie all’osservazione profonda, scopriamo che sono un ostacolo alla nostra vera gioia e felicità.
Ricordo un uomo d’affari a un ritiro in Germania; che rise così tanto quando sentì questa storia delle mucche! Lo invitai a tornare a trovarci, ma disse che aveva troppo da fare. Era un imprenditore e doveva recarsi in Italia per un affare, aveva molti impegni e così si congedò.
Il giorno dopo lo vidi sedere di nuovo tra gli ascoltatori e ne fui sorpreso. Mi raccontò che a metà strada aveva fatto inversione ed era tornato indietro. Era riuscito a lasciare andare una mucca da cui non credeva di potersi staccare. Era alquanto felice.
Da: Thich Nhat Hanh, “Fare pace con se stessi“, Terra Nuova Edizioni, 2011.
Meditazione del sassolino
Alcuni vivono la meditazione come una grossa fatica e non vedono l’ora che il tempo passi per potersi finalmente riposare. Queste persone non sanno ancora sedersi. Sedendo correttamente, si può trovare il rilassamento e la pace perfetta proprio nella posizione seduta. Spesso è d’aiuto meditare sull’immagine di un sassolino gettato nell’acqua.
Come ci aiuta l’immagine del sassolino? Sedetevi nella posizione che vi riesce più comoda, il loto o il mezzo loto, con la schiena dritta e il mezzo sorriso sul volto. Respirate lentamente e profondamente, seguendo ogni respiro, diventando tutt’uno col respiro. Poi lasciate andare tutto. Immaginate di essere un sassolino gettato nel fiume. Il sassolino affonda nell’acqua senza sforzo. Distaccato da tutto, copre la distanza più breve e infine raggiunge il fondo, il punto di massima quiete. Siete come un sassolino che si è lasciato cadere nel fiume, dimentico di tutto. Al centro del vostro essere c’è il respiro. Non c’è bisogno di sapere quanto ci vorrà per raggiungere la quiete assoluta sul fondo di sabbia sottile sott’ acqua. Quando vi sentirete come un sassolino che riposa sul letto del fiume, comincerete a trovare la quiete dentro di voi. Non sarete più come una foglia al vento.
Se non trovate la gioia e la pace nei momenti in cui vi sedete a meditare, il futuro stesso vi sfuggirà fra le dita come un fiume che scorre e voi non riuscirete a trattenerlo, non saprete vivere il futuro quando diventerà presente. Gioia e pace sono la gioia e la pace possibili precisamente in quest’ ora di meditazione. Se non le trovate qui, non le troverete da nessuna parte. Non inseguite i pensieri come un’ombra segue l’oggetto che la produce. Non correte dietro ai pensieri. Trovate la gioia e la pace in questo preciso istante.
Da: Thich Nhat Hanh, Il miracolo della presenza mentale, Astrolabio Ubaldini, 1992.
Ascolta l’audio della meditazione guidata:
La poesia può costituire un efficace punto di riferimento nella pratica di meditazione. Per le sue caratteristiche di espressione linguistica dal significato non univoco, si presta all’esplorazione. Non un esplorazione concettuale, basata sul ragionamento, ma un entrare in contatto intimo col significato profondo delle parole, un significato che può essere anche senza parole. Il consiglio di Zen in the City è di leggere la poesia 2 volte, in caso anche di più, poi chiudere gli occhi e lasciare per 10 minuti che i versi risuonino all’interno della nostra coscienza.
Radura
Di Martha Postlethwaite
Non cercare di metterti al servizio
di tutto il mondo
o di fare qualcosa di grandioso. Piuttosto, crea
una radura
nella fitta foresta
della tua vita
e aspetta lì
pazientemente
finché la canzone
che solo tu puoi cantare
cada nelle tue mani raccolte a coppa
e tu la riconosca e l’accolga.
Solo allora saprai
come darti
al mondo
così degno di essere salvato.
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