Dal commento pubblicato da Paolo Subioli su Yoga Journal:
La poesia di Joseph Bruchac sul nonno che si ferma di continuo per mettere in salvo i rospi è stata spesso citata dall’insegnante e autrice Pema Chödrön quale esempio perfetto di empatia verso gli altri esseri. Qui bisogna notare che per il buddhismo, di cui Pema Chödrön è rappresentante a pieno titolo, gli altri esseri viventi come gli animali non sono creature di rango inferiore rispetto all’essere umano, come per il cristianesimo. Essi sono anzi meritevoli di essere salvati dalla sofferenza e dalle sue cause quanto gli umani.
“Al nonno non importava fermarsi per ventiquattro volte” è il commento di Pema Chödrön. “A lui non importava bagnarsi per salvare i rospi. Né gli importava dell’impazienza di suo nipote, perché era molto chiaro nella sua mente che le rane avevano tanto desiderio di vivere quanto lui”. Per Joseph Bruchac, autore della poesia, l’eguaglianza di dignità tra animali e umani è altrettanto scontata, perché anche per i nativi americani non è concepibile una gerarchia tra esseri viventi.
Tornando a Pema Chödrön, lei paragona il nonno della poesia alla figura del Guerriero Spirituale, usata nel Buddhismo Tibetano per indicare colui o colei che combatte il nemico per eccellenza: l’ignoranza (avidya). Non ignoranza in senso intellettuale, ma incapacità di riconoscere l’inconsistenza di un sé separato dagli altri e dal resto della realtà. Il Guerriero spirituale è un modo per rappresentare l’ideale del Bodhisattva, presente sia nel Buddhismo Tibetano sia nello Zen, cioè di una persona che segue la via del Dharma non solo per salvare se stesso, ma anche e soprattutto gli altri. E si tratta non solo degli “altri” umani, ma di tutti, come ci insegna il nonno di Zampa d’Uccello.
Dalla rubrica “Poesie mistiche” di Yoga Journal.