Meditazione con il canto delle cicale

Questa meditazione con il canto delle cicale è una pratica molto adatta all’estate, quando nelle calde serate può capitare di prendere il fresco – o quanto meno di cercarlo – sotto la chioma di pini, ulivi e querce, gli alberi dove è più frequente trovare questo insetto canterino così diffuso. Nella meditazione con il canto delle cicale sono presenti molti elementi chiave comuni alle diverse tradizioni spirituali presenti nel mondo. Com’è giusto che sia, perché gli insetti non conoscono frontiere né appartenenze etniche. Specialmente questa famiglia così presente in tutte le regioni del mondo dove fa abbastanza caldo.
Per praticare la meditazione con il canto delle cicale serve un solo requisito: trovarsi in un posto dove il canto delle cicale – o più precisamente il loro stridio – sia ben udibile. Poi bisogna metterci del proprio, come la disponibilità ad ascoltare e a rimanere in silenzio per un po’. Non dovete sapere già come meditare, anche perché questa volta ve lo spiegherò io.
Avete presente i mantra? Sappiamo che quello di meditare con i mantra è uno dei modi di meditare (e di pregare) più diffusi e più antichi. La parola “mantra” deriva dal sanscrito e ha un significato del tipo “parlare con un linguaggio protetto o segreto”. È abbastanza il contrario di quello che intendiamo oggi per linguaggio, preoccupati come siamo di capire e farci capire il più possibile. Il mantra è spesso una parola o una frase di cui il significato non è neanche noto a chi la recita. Il suo timbro e il suono che produce bastano a evocare conoscenze profonde e antiche e, a volte, a risvegliare le coscienze. Nella meditazione, il mantra generalmente consente di raggiungere un certo grado di assorbimento, che in un’accezione “spiritualistica” è un modo per entrare in contatto con il divino, ma che comunque è la base per una comprensione più profonda della realtà.
Come fare
In questa meditazione il mantra è il canto stesso delle cicale. Chi intende praticarla non deve emettere alcun suono, a meno che non sia una cicala! E non mi sorprenderei se tra i miei lettori ce ne fossero. I praticanti sono sempre persone un po’ particolari!
Mettendoci in ascolto, immaginiamoci di essere anche noi parte di questa ripetizione incessante del mantra. Un mantra senza parole comprensibili, perché universale e antico, generato dalla natura in decine di migliaia di anni di storia evolutiva. Mentre ascoltiamo il suono, sappiamo di esserne pienamente parte, perché in realtà non c’è nessuno che ascolta. Il fenomeno uditivo si produce a partire da una serie vasta e complessa di cause e condizioni che l’hanno generato. Il nostro stesso apparato uditivo è parte indispensabile del suono, perché senza di esso quest’ultimo non potrebbe esistere. La distinzione tra suono e ascoltatore è puramente concettuale, perché nella realtà sono parte di un unico sistema, che è il fenomeno uditivo del canto delle cicale:
Entrare in contatto con questo aspetto è uno degli effetti della meditazione con il canto delle cicale: vivere concretamente la dimensione del non sé. Rendendoci conto che siamo parte attiva del fenomeno che stiamo contemplando, possiamo sentire che non c’è separazione tra noi e quel suono, tra noi e le cicale, tra noi e gli alberi che le ospitano, tra noi e il sole che ha creato le condizioni perché quelle cicale oggi fossero qui.
Per entrare completamente in questa dimensione, consiglio di dondolare leggermente la testa, come fanno i devoti di certe religioni quando pregano e come probabilmente fate anche voi per accompagnare un certo ritmo, quando ascoltare la musica.
Questo che ora stiamo ascoltando è un canto antico, che viene dalle origini della storia della Terra e appartiene a una sapienza a cui possiamo accedere solo se ce ne sentiamo pienamente parte integrante. In questo senso, ciò che stiano facendo è realmente un atto sacro, un tentativo di entrare in contatto con il mistero dell’esistenza. Amen.
Insetti in pericolo
Visto che abbiamo parlato di cicale, mi sembra il caso di spendere una parola sugli insetti in generale. Essi rappresentano la maggioranza degli animali presenti sulla Terra, ma oggi più del 40% delle specie di insetti è in declino e un terzo è classificato come “in pericolo” di estinzione. Pensate che il numero di specie di farfalle è diminuito del 58% su terreni coltivati in Inghilterra tra il 2000 e il 2009. Forse lasceremo in eredità ai nostri figli un mondo senza farfalle!
La gente come me, che ha passato la maggior parte della propria vita nel XX secolo, si ricorda che durante un qualsiasi viaggio in macchina, il parabrezza si riempiva di insetti spiaccicati, come in questa immagine:
È il cosiddetto fenomeno del parabrezza, che ormai non si verifica più da tempo. Dove sono finiti tutti quegli insetti? Questo tipo di osservazioni non ha niente a che fare con la scienza, ma purtroppo è la scienza stessa a lanciare l’allarme sugli insetti. Gli impollinatori sono a rischio e questo probabilmente comprometterà le possibilità di produrre cibo per tutti gli umani. Ai primi posti tra le cause ci sono la deforestazione e l’uso dei pesticidi, entrambi fattori dovuti all’agricoltura intensiva. L’agricoltura serve a darci da mangiare, è vero. Ma è anche vero che l’83 per cento della superficie agricola serve a dare da mangiare non a noi, ma agli animali che alleviamo. Se oggi cominciassimo a mangiare un po’ diversamente, forse ce la potremmo fare a salvarci. Potete leggere i dettagli e le fonti di questi dati nell’ebook allegato al mio articolo sul mangiare consapevole.
Non credo che le cicale in particolare siano a rischio, almeno lo spero. Ma se vogliamo permettere alle farfalle e a molte altre specie di insetti di continuare a esistere, così come a noi stessi, dovremo scegliere con cura cosa mettere nel piatto nei prossimi anni. Questo canto/preghiera delle cicale, che si alza dalla profondità della Terra, sia di buon augurio per il futuro di tutte le specie.
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