
La concezione buddhista della libertà e quella contemporanea si sostengono reciprocamente, e insieme si criticano a vicenda. La visione buddhista mira alla coltivazione di una pratica individuale e sociale che conduca a un’esperienza liberatoria dell’io e del mondo. Essa non può accettare l’idea che la libertà autentica si possa realizzare in una vita dominata dal cieco desiderio egoistico. La concezione contemporanea mira a creare e a mantenere le strutture politiche e sociali che garantiscano al massimo grado i diritti e le possibilità creative dell’individuo. Non può accettare l’idea che la libertà autentica si possa realizzare in una società repressiva e ingiusta.
Sarebbe vano cercare di descrivere la cultura del risveglio che potrebbe risultare dall’incontro di queste concezioni; tuttavia, due grandi temi iniziano ad emergere in tale prospettiva. Essi coincidono con il modo peculiarmente contemporaneo in cui la pratica del dharma sta diventando individuata, da un lato, e socialmente impegnata, dall’altro.
L’individuazione della pratica del dharma ha luogo ogniqualvolta si conferisce la priorità alla soluzione di un problema esistenziale personale, piuttosto che all’esigenza di conformarsi alle dottrine di un’ortodossia buddhista. L’individuazione è un processo in cui si riscopre l’autorità della persona, liberandosi dalle costrizioni dei sistemi di fede a cui si attiene la collettività. In quest’ottica, qualora il training con un maestro di una determinata scuola risultasse implicare una crescente dipendenza da quella tradizione e una corrispondente perdita di autonomia personale, un vincolo di tal genere dovrebbe essere rescisso. Al giorno d’oggi, inoltre, l’esposizione senza precedenti a un ampio spettro di tradizioni buddhiste rende difficile un’indiscussa, incontestata accettazione dell’asserita superiorità di ciascuna scuola. Valorizzando l’immaginazione e la diversità, la prospettiva dell’individuazione conferirebbe in definitiva a ciascun praticante (uomo o donna che sia) il potere di creare il proprio peculiare percorso nell’ambito della pratica del dharma.
L’impegno sociale contemporaneo nella pratica del dharma si fonda sulla consapevolezza che il desiderio egocentrico e lo smarrimento non possono essere più adeguatamente compresi ove li si rappresenti come meri impulsi psicologici che si manifestino in soggettivi stati d’angoscia. Scopriamo che tali impulsi si materializzano nelle stesse strutture economiche, militari e politiche che influiscono sulla vita della maggior parte dei popoli della terra. Congiunto alle tecnologie industriali, l’impatto di tali impulsi incide sulla qualità dell’ambiente, sulla disponibilità e sull’utilizzazione delle risorse naturali, sul tipo di istituzioni politiche, sociali ed economiche che governano la vita della gente. Tale concezione socialmente impegnata del dharma riconosce che ogni persona che lo pratichi è obbligata da un’etica di empatia a rispondere all’angoscia di un mondo globalizzato e interdipendente.
L’individuazione e l’impegno sociale non sono specifici della situazione contemporanea. Ogniqualvolta una cultura del risveglio si sia realizzata nel passato, essa è sorta dall’originale visione immaginativa di un individuo, e successivamente si è concretizzata in strutture sociali compatibili con la nuova situazione. La democrazia moderna, la scienza, l’educazione hanno oggi determinato un ruolo dell’individuo nella società e una qualità delle relazioni sociali radicalmente differenti da com’erano nel passato in Asia. In rapporto a questi mutamenti, sono necessari processi diversi di individuazione e di impegno sociale per la realizzazione di una cultura del risveglio contemporanea.
La creazione dell’io che deriva dall’individuazione e la creazione del mondo che consegue dall’impegno sociale non possono esistere separatamente l’una dall’altra. Sono unite entro una comune cultura, che le configura in un insieme dotato di significato e di scopo. Al tempo stesso, è la tensione creativa fra questi due aspetti a dare costantemente forma a tale cultura. L’individuazione e l’impegno sociale diventano dunque i due poli di una cultura del risveglio.
Da: Stephen Batchelor, “Buddhismo senza fede“, Neri Pozza, 1998.
Per approfondire:
Stephen Batchelor – Testi scelti in italiano e libri
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