Amish, chi sono queste persone così strane e perché possono insegnarci a stabilire un rapporto sano con le tecnologie

Pochi sanno proprio bene chi sono gli Amish, ma un po’ a tutti è capitato di sentirne parlare o vederli in qualche film, come quello che li rese più famosi, “Witness – Il testimone“, che valse a Harrison Ford la sua finora unica candidatura a un premio Oscar. Gli Amish devono la loro notorietà al loro originale stile di vita, che li fa apparire come persone rimaste al 17° secolo, che girano in calesse anziché in auto e si vestono come contadini dell’era preindustriale.
Icone del rifiuto della civiltà tecnologica, gli Amish si presentano come la tipica comunità religiosa che rifiuta di conformarsi agli stili di vita dominanti, isolandosi dal resto del mondo. Da questo punto di vista, quasi nessuno di noi è disposto a considerarli più di tanto quale modello degno di emulazione. Eppure di recente è emerso come queste persone non rifiutino affatto in toto la tecnologia, grazie a un articolo del New York Times, ripreso da un altro articolo del Guardian, riproposti in italiano rispettivamente dal Post e da Internazionale.
Porte semi-aperte alle tecnologie
Sembra proprio che smartphone, PC e altre macchine controllate dai computer stanno entrando sempre più a far parte della vita quotidiana delle comunità Amish. Come regola generale, gli Amish non hanno l’elettricità in casa e non usano l’automobile, ma ci sono molte eccezioni, anche perché ogni singola comunità Amish è libera di adottare le regole che preferisce, decidendole di volta in volta. C’è ad esempio chi usa energia da fonti rinnovabili auto-prodotte, chi strumentazioni elettriche di vario tipo, chi computer e smartphone. C’è perfino il blog Amish America, realizzato con WordPress, la stessa tecnologia di Zen in the City!
Il rifiuto da parte degli Amish di alcune tecnologie deriva da considerazioni rispetto ai loro svantaggi. Le automobili, ad esempio, vengono respinte perché incoraggiano le persone ad allontanarsi, invece di costruire una comunità vicino a dove sono nate. La corrente elettrica venne bandita da un vescovo nel 1920, come riporta il Post, perché univa il mondo Amish a quello esterno, minacciando la solidità della comunità. Nelle comunità più restrittive è vietato anche il telefono in casa, per il timore che ci si impigrisca, finendo per non farsi più visita di persona. Non male dopotutto, no? Il problema della TV sarebbe invece quello di portare in casa valori contrari al modo di vivere della dottrina Amish. I selfie sono molto mal visti, perché parecchi Amish considerano posare per le foto un inaccettabile atto d’orgoglio.
Per molte tecnologie c’è il divieto del possesso ma non quello dell’uso. I computer magari non sono presenti in casa, ma vengono usati in ufficio, dove è impossibile farne a meno. Chi non ha la macchina ma a volte ne ha bisogno, prende il taxi, e così via.
Adotta una nuova tecnologia solo se ti aiuta a fare quello che ritieni importante
Dunque gli Amish non rifiutano tout-court la tecnologia, ma scelgono di volta in volta. Partono dal presupposto di non volerla o di non averne bisogno, e la adottano solo se è in linea con i loro valori.
Significativo in tal senso è il commento di Kevin Kelly, fondatore della rivista Wired e uno dei più grandi guru mondiali di quella che potremo chiamare ideologia tecnologica. Nel suo libro “Quello che vuole la tecnologia“, dice che noi “tendiamo a dire di sì automaticamente a qualsiasi novità”, mentre la “tendenza automatica degli Amish è dire di no”. E un altro guru come Cal Newport – padre del minimalismo digitale – considera inquietante che la logica di base degli Amish – adotta una nuova tecnologia solo se ti aiuta a fare quello che ritieni importante – ci sembri così astrusa. “Gli Amish hanno chiari i loro valori”, scrive, “ e valutano le nuove tecnologie in base all’impatto che possono esercitare su quei valori”.
Scegliere di volta in volta quali tecnologie ci servono davvero, selezionare attentamente quali app installare e quali notifiche ricevere sul proprio smartphone. Non è quello che avete sempre trovato scritto su Zen in the City? Dunque anche gli Amish hanno qualcosa da insegnarci, e non è una cosa di poco conto.
Chi sono gli Amish
Per concludere, qualche riferimento in più per capire chi sono gli Amish. Si tratti di una comunità protestante, che prende il nome dal suo fondatore, il vescovo svizzero Jakob Ammann. Emarginati e perseguitati in Europa, gli Amish iniziarono una sistematica emigrazione verso gli Stati Uniti a partire dal 1720. Oggi sono presenti quasi esclusivamente tra Ohio, Pennsylvania e Indiana, ma con una media di 6,5 figli per famiglia, sono tra le popolazioni a maggior incremento demografico del mondo. Gli Amish parlano tradizionalmente un dialetto tedesco chiamato tedesco della Pennsylvania.
Il testo fondamentale per gli Amish è l’Ordnung, che contiene l’insieme dei precetti religiosi e civili che servono a tenerli in stretta sintonia con le leggi della Bibbia. All’Ordnung vero e proprio se ne affiancano altri, peculiari delle varie comunità, che sono indipendenti l’una dall’altra. Gli Amish vivono esclusivamente in colonie agricole formate da fattorie contigue, ciascuna con un proprio vescovo. Invece di andare in chiesa, gli Amish tengono i loro sermoni a turno nelle case dei membri. La maggior parte di loro discendono dalle famiglie dei 200 fondatori giunti dall’Europa e hanno un tasso di consanguineità molto elevato.
L’abbigliamento è un’altra peculiarità degli Amish. Cinture, guanti, cravatte, scarpe da ginnastica sono vietate. Gli Amish vestono in modo spartano, in linea con la loro filosofia di vita “essenziale”. Gli abiti sono fatti a mano, di solito in tessuto scuro. Cappotti e giubbotti sono fissati con ganci e occhielli, ma le camicie hanno i bottoni. Gli uomini, a partire da quando si sposano, portano la barba, come chiede la Bibbia, ma non i baffi, che associano con la vita militare e i suoi disvalori di arroganza e violenza. Una delle caratteristiche degli Amish è infatti quella di essere pacifisti e antimilitaristi. Le donne hanno abiti privi di ornamenti e dalle maniche lunghe, con grembiuli e cuffiette che coprono i capelli, che non tagliano mai. Se sono nubili hanno cuffie nere, se sposate rigorosamente cuffie bianche. Nessuna donna porta gioielli. In generale nessun Amish porta oggetti superflui o che esprimono vanità.
Per approfondire:
Se t’interessa questo tema, è il momento di leggere “Ama il tuo smartphone come te stesso“, il libro di Paolo Subioli che per la prima volta affronta in modo sistematico tutte le problematiche legate all’uso degli smartphone, dei social e dei media digitali in genere. Nel libro viene descritto il metodo Digital Mindfulness, che avvalendosi degli insegnamenti di maestri come Thich Nhat Hanh, Pema Chodron, Alan Watts e lo stesso Jon Kabat-Zinn, affronta il tema della consapevolezza nel mondo contemporaneo e negli ambienti di lavoro.
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